La dignità: cos’è mai, oggi, costei?

di Vincenzo Jacovino

Ci si è già, in più occasioni, intrattenuti sui satiri gaudenti i quali, dimentichi d’essere vecchi però allupati, lanciano eccitati e sommessi gridolini:

baccanti (venite)
baccanti (venite)
con la ricchezza e il fasto

lasciando che le bave inumidiscano costumi e cose alla vista di

gioios(e), come puledr(e)
che va(nno) con la madre al pascolo,
l(e) Baccant(i) con piede veloce
corro(no) avanti e si muov(ono) a salti. (Euripide)

Una tale rappresentazione becera e disgustosa si è, ormai, diffusa nel nostro Paese tanto da essersi insinuato nei costumi e nei pensieri del cittadino comune, il quale sembra che abbia del tutto obnubilato la sua sensibilità media La dignità, cos’è mai? Certo è che essa non ha

l’occhio
al tuo guadagno, a quel che te ne viene

ma risulta, sicuramente, la vera e unica via di fuga, da sempre ricercata, per poter perseguire con qualsiasi mezzo i personali interessi. Accade dunque, di frequente, che giovanissime baccanti

si fanno il letto (……) e vi si adagiano
al servizio di

vecchi e decrepiti satiri che non hanno nessuna

vergogna della (propria flaccida) vecchiaia

e con bavosa lussuria

notte e giorno
sta(n) con le donne e cerca(no) le più giovani
sotto il pretesto d’iniziarle ai riti
del Baccanale. (Euripide)

nella speranza di ritornare giovani. E’, in effetti, la fallace speranza di una gioventù perenne il mantra che alimenta e, spesso, soffoca il cittadino medio. Sembra che viva senza alcun disagio, anzi spesso appare suo agio in questo ambiente costituito, esclusivamente, di corruzione e servitù ma soprattutto di delega. Si, il cittadino ha definitivamente delegato per usufruire dell’opportunità di fare i personali interessi in barba a tutti i valori morali e di etica sociale.

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