17 marzo 2011: "Io non festeggio"


di Chiara Di Salvo





C'era una volta.....

Nel 1860, l'Italia era divisa o ripartita in otto stati: quattro erano considerati indipendenti quali il Regno delle Due Sicilie, il Regno Sardo-piemontese, lo Stato Pontificio e San Marino - quest'ultimo ad oggi mantiene in essere la sua indipendenza -; un possedimento austriaco quale il Lombardo-Veneto e Stati solo apparentemente autonomi perché indirettamente controllati dall'Austria ovvero ducati emiliani di Parma e Modena, il Granducato di Toscana e il più piccolo ducato di Lucca. L'Italia, divisa politicamente e geograficamente, venne unita fisicamente dall'uomo dei due mondi – Sud America ed Europa - Giuseppe Garibaldi. Ma lui fu solo 'la mano' di un movimento e di un senso di appartenenza culturale che aleggiava nell'aria da anni. È infatti del 1939 la prima definizione di 'Italiano', avvenuta a Pisa in occasione del Primo Congresso degli Scienziati Italiani. I moti carbonari e la Giovine Italia di Mazzini segnarono definitivamente la nostra storia, ma non per tutti è così: nel 1860 il Regno di Napoli aveva in cassa 443milioni di Lire, il Piemonte ne aveva solo 20milioni (più i debiti) e una volta unificata l'Italia si cominciò a parlare di aiuti al Meridione e oggi di Federalismo. E' noto che oggi molti esponenti della politica italiana, alle prime note dell'inno nazionale musicato in occasione dei 150 anni dell'Unità d'Italia, hanno lasciato le aule del Parlamento. "Oggi esiste questo Stato che imperversa sul territorio dello stivale ma non ci rappresenta nel modo più assoluto" - afferma Diego Terruzzi, riconfermato nella carica di Consigliere Provinciale della Lega Nord - "La nostra storia ha ben più di 150 anni. Abbiamo origini diverse, celtiche direi, e se consideriamo questi 50 anni di Repubblica, possiamo definirla un completo fallimento. Piena di difetti, ha scaturito solo effetti negativi che si ripercuotono in tasse e balzelli assurdi che il libero cittadino è costretto a pagare ogni anno. Faccio un esempio: lo Stato non è in grado di arrivare ovunque e per i problemi economici che ha è costretto a dare in gestione ai privati le autostrade e, nel nostro territorio, la Pedemontana avrà un costo notevole per via dei finanziamenti privati che, per forza di cose, cercheranno di rientrare nella spesa con il pagamento del casello. Se lo Stato funzionasse, questo non succederebbe. Il nostro riferimento è il modello tedesco o spagnolo. Personalmente, il 17 marzo ho lavorato perché non avevo nulla da festeggiare". Dott. Terruzzi, la vostra potrebbe sembrare una presa di posizione politica più che storica. "È politica, certo" - riprende Terruzzi - "Ma anche storica perché siamo contrari alla massificazione delle genti attraverso un'unità forzata e non voluta. Noi abbiamo radici più profonde di questi 150 anni. Semmai festeggeremo la nostra ricorrenza storica, ovvero la vittoria della Lega Lombarda su Federico Barbarossa per rimarcare la nostra cultura più mitteleuropea che mediterranea" -. I nostri politici non cantano l'inno e sanno poco niente delle date storiche del nostro Paese, così come si è visto nelle interviste televisive. Forse dovremo aspettarci un futuro dove, anche allo stadio, al saluto delle squadre di calcio con l'inno nazionale i tifosi usciranno fuori per disappunto o non interesse; allo stesso modo vedremo i tifosi non ricordarsi gli anni delle varie coppe e i cambi di squadra dettati dal calciomercato. L'accostamento può sembrare stridente ma forse neanche poi tanto...


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