Antenna sul tetto e tetto fotovoltaico. Lo skyline modificato. Intervista all’ing. Antonello Dell’Orto


di Chiara Di Salvo

Superato un rodaggio di due anni, durante il quale ha avuto un successo inaspettato, il “Conto energia” è oggi da considerare alla base del meccanismo d’incentivazione all’installazione degli impianti fotovoltaici.

Sull’onda della direttiva europea 2001/77/CE recepita col DM del 6.2.2006 e modificato successivamente dal D.M. del 19 febbraio 2007, il “Conto energia”, ovvero il programma europeo di incentivazione, in conto esercizio, della produzione di elettricità da fonte solare attraverso impianti fotovoltaici connessi alla rete elettrica, ha rappresentato una rivoluzione in positivo per il mondo delle energie rinnovabili.


L’Italia ha recepito queste indicazione attraverso il decreto (DM del 6.2.2006) – spiega l’ing. Antonello Dell’Orto – che ha fissato un meccanismo di incentivazione per ogni kilowattora di energia elettrica prodotta da trasformazione fotovoltaica. Il meccanismo è stato diretto: il cittadino realizza subito con i propri soldi l’impianto ed in un secondo momento ne ha un ritorno. Forse è meno assistenzialista come approccio, ma è quello che ha fatto lievitare anche la qualità del prodotto.

Così, sull’effettiva produzione di elettricità annuale dell’impianto, viene riconosciuta una tariffa incentivante che consente di ammortizzare l’impianto entro un periodo inferiore ai 10 anni.

Ingegnere, lei ha spiegato in modo molto chiaro il processo per cui installare un pannello fotovoltaico è, non solo conveniente, ma soprattutto importante. Un dibattito attuale, dunque, ma le vorrei fare una domanda che, apparentemente, sembra non entrare in merito a questa richiesta. A suo parere, come stanno reagendo le classi di professionisti più interessate a questa tematica? In un’intervista all’arch. D’Errico sono rimasta stupita di come venga considerato “brutto” un progetto sostenibile.

La domanda non è fuori luogo poiché effettivamente esiste uno scontro tra gli ingegneri, gli architetti e i geometri di tipo estetico.

Il dibattito è attuale perché è vero che la sensibilità è in aumento, ma è anche vero che stanno aumentando gli impianti, per cui è normale ed inevitabile che sia presente che una fetta di professionisti del settore edilizio che sostengono che i pannelli fotovoltaici sono antiestetici.

Eppure io cerco di spiegare che è il tempo che, in un certo senso, rimedierà alle cose. Proviamo a pensare alle antenne delle televisioni o alle brutte (è il caso di dirlo) parabole che stazionano sui tetti di una città come Roma. Le terrazze di Roma sono famose in tutto il mondo…eppure…le antenne e le parabole non si notano più nello skyline della città. Questo vuol dire che è un elemento storicamente e culturalmente accettato.

Credo sia vero che la percezione estetica del bello è soggettiva, ma la crescita d’importanza che avrà il “non inquinare” dominerà la necessità di non vedere più il “colore blu” del pannello solare e questo sarà inserito in un contesto sociale veramente diverso da quello che viviamo oggi.

Possiamo andare avanti all’infinito se menzioniamo le pale eoliche, i tetti verdi…

È veramente difficile non essere d’accordo. Allora, secondo lei, perché tutto questo “rumore per nulla”?

Io credo che, come spesso accade, il denaro fa muovere le cose, per cui la contraddizione è scagliarsi contro la pala eolica e poi essere a favore dei piloni del ponte di Messina.

Come vede, di elementi per far leva sull’impatto ambientale ce ne sono molti. Le faccio un altro esempio. Quando guardo una casa mi chiedo se il calore è fornito dal camino, dal riscaldamento elettrico, dalla centrale nucleare francese o dalla turbina idraulica? Possiamo scegliere, oggi possiamo farlo, e il cambiamento pare essere in atto se il fotovoltaico è il più richiesto anche se più visibile. Credo che le persone siano affascinate dalla gestione autonoma dell’energia, dove non la si compra da nessuno ma la si produce.

Si, credo che la carta vincente sia il poter scegliere e saperlo fare.

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