Unidiversità di Bravetta












di Alessandro De Sanctis




Ieri sera presso la biblioteca di quartiere è stato prioettato, a cura dell'Unidiversità di Bravetta, il docu-film La Fine dei Sobborghi (U.S.A./Canada 2004) - Gregory Greene, inglese con sottotitoli (78 min – titolo originale - The End of Suburbia), un film documentario perchè ci spiega dei fatti che sono sotto gli occhi di tutti ma che non sono così visibili e chiari se non spiegati in maniera completa.
Alla base sta il consumo forsennato di beni e risorse che la civiltà occidentale pratica da almeno un secolo, incosciente o incurante del fatto che tutto ha un limite e che quindi la corsa potrebbe finire molto presto.
Le risorse energetiche prima di tutto; il petrolio potrebbe essere d'ora in poi, secondo molti studiosi, sempre di meno, e quindi più difficile da estrarre, e il suo costo aumentare senza fine (ma è già così!) finchè, trenta, quarant'anni, sarà così costoso estrarlo (bisognerà andare sempre più in profondità, ripulirlo delle impurità) che non sarà più conveniente farlo. E allora? Saremo pronti all'utilizzo di nuove energie? Stiamo lavorando tutti uniti sulle energie rinnovabili? Pochi paesi stanno andando in quella direzione, Obama l'aveva annunciato ma poi si è tirato indietro non poco, l'Italia è agl'ultimi posti nonostante abbia il sole in abbondanza.
Il petrolio ha prodotto, nel secolo passato, cambiamenti radicali nei modi di vita e nella forma delle città, le ferrovie e soprattutto i trasporti leggeri su rotaia vennero spesso smantellati e sostituiti da larghe strade per dar spazio ai mezzi su gomma privati, rendendoci soli nel nostro abitacolo e schiavi del nostro automezzo. File di macchine con un guidatore si incolonnano per ore verso quartieri di finte villette in finti ambienti rurali, facendo la fortuna di benzinai e gommisti, la città si polverizza, diventando lineare, diradata, lo Sprawl è il fenomeno che caratterizza questo tipo di città (se ancora si può chiamare).
Gli spazi fra le città storiche si stanno spesso annullando, in Italia la costiera adriatica, ma anche i dintorni di Roma, Milano, e poi gran parte degli USA sono ormai un continuum edilizio.
La crisi energetica prossima o già in atto (la crisi modiale attuale è forse un suo riflesso?) deve farci riflettere sul modo di costruire, o meglio non costruire in modo estensivo, forse non costruire più in assoluto, ma recuperare. Le grandi distanze non saranno più percorribili ai più a fronte degli altissimi costi dei carburanti, e così le spese per il riscaldamento, raffrescamento ecc.
Costruire solo con criteri di risparmio energetico (bioarchitettura) e recuperare o ristrutturare tutto il patrimonio edilizio per far si che si possa dimezzare almeno il consumo energetico entro pochi anni (il protocollo di Kyoto detta questi principi).
Ma serve anche ricreare un'idea di società più umana, fatta di relazioni fra esseri viventi, e non solo tra utenti, riscoprire tutte le nostre capacità, i saperi che si stanno perdendo, ricominciare a produrre da soli semplici prodotti, scambiarli, e eliminare l'idea che solo comprando possiamo avere qualcosa. Queste idee sono alla base dell'Unidiversità di Bravetta che cerca di ricreare un tessuto connettivo nel quartiere, tramite lo scambio di saperi e di aiuti, l'autoproduzione e lo studio di pratiche a consumo ridotto ma piacevoli da attuare.










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