CORVO TORVO ATTO III


di Enza Di Lallo

"Al sapore della libertĆ ..." ĆØ la dedica che avrei desiderato ricevere da sempre...La vita ĆØ ben poca cosa senza la libertĆ  di essere sĆØ stessi,e se fa sorridere ascoltare le proprie stranezze raccontate ad un microfono, com'ĆØ emozionante scoprire le mille sfumature dell'essere umano.
E il Corvo Torvo, ancora una volta, ĆØ il filo conduttore per il protagonista scelto, a degna conclusione di un calendario di serate live, previsto per la stagione invernale appena conclusa.
Vincenzo Costantino Cinasky ĆØ un poeta, narratore ed interprete del nostro presente. Un grande carisma, una voce profonda, le sue parole diventano melodia in jazz, blues e rock...in un crescendo di contrasti che lo contraddistinguono,facendo rivivere la realtĆ  ora in modo cinico e sensibile, ora egocentrico e distaccato, ora alticcio,lucido,ambile e provocatorio.
Le sue parole risuonano nello spazio di fronte a lui, si nutrono dei ritmi e delle pause che sa dspensare, in maniera sapiente, ad uno spettatore ingordo.
La sua storia ha il sapore di un percorso lungo e difficile, quello che lo ha portato a scrivere, in due libri, il racconto di una vita che non si sceglie, si vive e basta;di chi nasce in una cittĆ  "che si nutre di solitudini e diperazione. Dove i profumi sono anonimi come le facce e le facce sono incredibilmente fiere, perchĆØ guardano l'Italia dall'alto: Milano".




Tra le righe del suo libro assaporo la storia di chi, ha rifiutato di lasciarsi definire dagli altri e, si ĆØ fidato del suo desiderio: la sua poesia nasce proprio da questo dare valore ad ogni singola parola, dall'aver imparato a conoscersi, a dare un nome a ciĆ² che senti, ad essere semplicemente ciĆ² che sei. Attraverso il suo racconto la vita prende forma, la sua scrittura diventa uno spettacolo, e, liberandosi in prima persona, sa regalarsi al suo pubblico arricchendolo, facendo quello che sa fare....."niente ĆØ grande come le piccole cose".
Che la felicitƠ sia davvero racchiusa in una serata qualunque, seduti davanti ad una birra, a condividere con gli altri il proprio tempo, cosƬ semplicemente assaporandone un sorso dopo l'altro?
Sono le 4 del mattino , i lampioni accesi hanno confuso persino gli uccelli, che oramai cantano a tutte le ore e non si preoccupano piĆ¹ del levare del sole. E noi, abitanti della notte, siamo un pĆ² tutti come quelle creature : invece di dormire, cantiamo e siamo presi da una realtĆ  sotterranea che ci riempia di sensazioni: grandi tanto da toglierci il fiato, o che piĆ¹ semplicemente ci facciano poi crollare in un sonno profondo. E l'anima, quella che liberiamo in questa cittĆ  parallela, vive godendo "il presente del presente". Grazie Cinasky.

4 Commenti

  1. Gentilissima Enza, non conosco il poeta Vincenzo Costantino Cinasky ma, come ho avuto altre volte la possibilitĆ  di scrivere, la sua presentazione ha fatto nascere in me il desiderio di frequentarlo piĆ¹ da vicino. Se mi sarĆ  possibile, entrerĆ² in libreria e chiederĆ² di acquistare un suo volume. Del suo servizio, mi piacciono le immagini mentali che sa suscitare in chi la legge. Una in particolare. “Attraverso il suo racconto la vita prende forma”. La mia memoria ĆØ tornata indietro di almeno sessant’anni. Il mio padrino, sin da quando ero ragazzino, mi spingeva alla lettura. Alla mia domanda “Quand’ĆØ che un libro ĆØ bello?” mi rispose con una citazione che ricordo ancora. Non esattamente, ĆØ ovvio. In questo pensiero, un autore di cui non ricordo il nome, affermava che scrivere un libro non ĆØ niente, ĆØ ben poca cosa, se il libro fatto non rifĆ  la gente. Vale a scrivere che leggendo un libro bisogna provare proprio quelle emozioni che in lei ha suscitato l’autore che mi ha presentato. Non ho mai vissuto la vita notturna. Visto come lei ce la presenta, mi fa quasi rimpiangere di non aver avuto questa opportunitĆ . Mi sono sentito anche gratificato da un altro particolare del suo articolo. Lei ha scritto “La vita ĆØ ben poca cosa senza la libertĆ  di essere sĆØ stessi”. Di “sĆ© stesso” scritto con l’accento, se n’ĆØ occupata anche l’Accademia della Crusca confermando che ĆØ una grafia del tutto corretta, da non sostituire con quella attualmente ancora preponderante di “se stesso”. A me ĆØ successo di aver usato la sua stessa grafia e di essere stato corretto con un segno della classica matita rossa. Bene, se questa forma ĆØ usata da una giornalista, da una professionista della comunicazione come deve essere lei, mi sento rassicurato e tornerĆ² a esprimermi cosƬ come ha scritto lei, quando mi troverĆ² a dover di nuovo usare l’espressione citata. Grazie, carissima Enza.

    RispondiElimina
  2. Gentilissima Signorina Enza,
    mi fa sempre piacere leggere i tuoi articoli, che sono originali e particolari e toccano argomenti che qualche volta nemmeno conosco e mi aprono orizzonti completamente diversi da quelli che sono abituato a vedere, come per esempio quest’ultimo.
    Molte volte mi mancano le parole per dire ciĆ² che penso e sento dopo aver letto un tuo articolo, soprattutto se questo tocca argomenti per me sconosciuti.
    Mi lasciano incantato e mi fanno riflettere e capire quanto diverso e bello ĆØ il mondo in tutte le sue sfumature e sfaccettature.
    Non ho mai avuto la fortuna di partecipare ad un evento come quello che descrivi, forse perchĆ© la mia gioventĆ¹ l’ho vissuta in una paesino ed erano altri tempi in cui si ci ritrovava la sera con gli amici in una “cantina” e tra una partita di carte e una bicchiere di vino, ci si raccontava
    cose molto semplici, ma legate al nostro piccolo mondo, come per esempio se avevi incontrato quella bella ragazza, che faceva impazzire tutti, e che quando salutava ti riempiva l’animo di gioia con il suo smagliante sorriso, oppure come procedevano gli studi e quali difficoltĆ  s’incontravano.
    Ed ecco che l’affermazione del poeta Vincenzo Costantino Cinasky, ( che nemmeno conoscevo…),
    “…niente ĆØ grande come le piccole cose!”
    sia del tutto vera in ogni epoca e in ogni momento.
    Per me la domanda che ti poni se la
    “felicitĆ  sia davvero racchiusa in una serata qualunque, seduti davanti ad una birra, a condividere con gli altri il proprio tempo, cosƬ semplicemente assaporandone un sorso dopo l'altro”
    ĆØ una bella e dolce realtĆ .
    Per essere felici basta ben poco, anche se poi questa felicitĆ  dura pochissimo tempo, subito sopraffatta dalla realtĆ  delle vita quotidiana, che con i suoi problemi e le sue dure necessitĆ  ci assilla continuamente.
    Ieri mattina ho assistito al sorgere del sole dal balcone della mia casa e nel silenzio piĆ¹ profondo che regnava intorno, interrotto ogni tanto dal cinguettio di alcuni uccelli e dal loro sfrecciare nel cielo azzurro e limpido, ho goduto tanto, tanto.
    Mi ĆØ bastato, come vedi, ben poco per godere ed essere sereno e felice per alcuni minuti.
    Il tuo articolo mi ĆØ piaciuto molto e grazie ad esso sono riuscito a scrivere queste poche parole.
    RALLEGRAMENTI VIVISSIMI!!!

    Carlo

    RispondiElimina
  3. bella ĆØ l'anima di chi racconto,bello ĆØ scoprire tanta sensibilitĆ  in chi ascolta...grazie,grazie infinite di cuore!!

    RispondiElimina
  4. <…niente ĆØ grande come le piccole cose>

    RispondiElimina

Posta un commento

Nuova Vecchia