di Roberto Tortora
Roma, 15 ottobre 2011: foto e filmati hanno fatto il giro del mondo mostrando la violenta protesta perpetrata dalle tute nere. Qual è il loro credo ideologico, quali le loro proposte per un mondo migliore? Per capirlo, finora sono stati intervistati i genitori, i sociologi, gli psichiatri. Terpress, invece, ha uno scoop. E’ riuscita a contattare il più caro amico di uno degli esponenti di punta dei Black Bloc che per ragioni di sicurezza chiameremo Uriah Heep. Lo abbiamo incontrato a Braunau am Inn, la cittadina dell’Alta Austria in cui vive.
Conosci Uriah da quando frequentavate insieme l’asilo. Che cosa puoi dirci sulla sua posizione politica? A quali principi filosofici si ispira il movimento?
Bè, occorre fare un passo indietro. Black Bloc è solo una sigla di copertura. In realtà il nome vero è “Club dei calzini puzzolenti”. Hanno dichiarato guerra alla civiltà e l’arma segreta è un’essenza nauseabonda che sprigionano direttamente dal corpo, perché hanno giurato di non lavarsi più. Uno dei loro mantra è “Niente shampoo finché campo”.
Va bene, ma quali sono le ragioni di questa guerra? Una più equa ridistribuzione dei beni? Il rispetto dell’ambiente? Un severo richiamo alla moralità?
Senti, devi considerare che il mio amico è sempre stato il più sfigato della classe. Qualunque gioco facessimo - figurine di calciatori, nascondino, saltacavallo, lo schiaffo del soldato – lui perdeva sempre.
Vuoi dire che una serie concertata di microtraumi infantili ha acuito in lui la percezione delle ingiustizie terrene?
Voglio solo dire che ce l’aveva a morte con quelli che “acchiappano”. Sai come sono le ragazze, ti guardano in faccia e capiscono se sei il tipo giusto oppure no. E lui, il mio amico, passava tutto il tempo a schiacciarsi i foruncoli sulla fronte. Per forza che dopo doveva andare in giro col passamontagna!
Eppure lo abbiamo visto prendere a sprangate il bancomat di un Istituto di Credito. Non si tratta forse di una consapevole contrapposizione al potere finanziario dominante?
Ma che cosa vai a pensare! Aveva solo bisogno di un po’ di spiccioli per comprarsi una coca. Okai, adesso ti spiego tutto. Aveva ordinato via Internet un kit fai da te per l’allungamento del pene. Sai, quel genere di cose tipo “Dieci centimetri in cinque giorni!” oppure “Cinque centimetri in dieci giorni!” non ricordo bene…. Gli era costato un occhio della testa e invece si è visto recapitare a casa un pacco con dentro un mattone. Un bel mattone rosso. La più classica delle fregature! E poi non ha mai capito come funziona il bancomat. Appena parte la voce registrata della ragazza che fornisce le istruzioni, lui entra in ansia, si innamora e comincia a invertire le cifre del codice segreto. Ecco perché ha usato la spranga.
E che mi dici della statua della Madonnina fatta a pezzi sotto i piedi? In quell’atto tutti abbiamo letto il ripetersi di un rito ancestrale: il rifiuto del Sacro come imperativo categorico latente che inibisce la libertà individuale.
Stava solo provando la durezza delle Timberland. Lui va matto per i caterpillar. A patto che la suola a carrarmato sia veramente “tosta”, se capisci quello che voglio dire. Avrebbe pestato qualsiasi cosa gli fosse capitata a tiro. Vasi da fiori, cani, cassonetti... Una statua in gesso era perfetta per quel genere di collaudo.
Bene, nel ringraziarti per i preziosi contributi offerti alla decodifica di questo inquietante fenomeno socio politico, approfittiamo della tua disponibilità per un’ultima domanda. Credi che ci saranno altre manifestazioni del genere? I Black Bloc entreranno ancora in azione? Stanno preparando qualcosa di clamoroso che farà di nuovo il giro del mondo?
Bè, questa è una domanda difficile. Non so se posso rispondere. Comunque direi… Dipende. Il mio amico si sta preparando per la finale condominiale di SuperMario Galaxi 2. Ci tiene molto e conta di farcela (detto tra noi, nel suo palazzo vivono solo pensionati). Quello che succederà dopo – mi riferisco alle fasi di quartiere e comunali – nessuno può prevederlo.
FOTO: Tito Rossini, Natura morta con bottiglia e tazza, olio su tela
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