(da graisani.blogspot.com) |
di Claudio Severi
Ieri, 20 dicembre 2011, il Ministero dell’Ambiente ed alcune grandi aziende nazionali di diversi settori produttivi hanno sottoscritto accordi volontari per progetti di “carbon footprinting” di impresa, ovvero progetti volti al calcolo delle emissioni di gas serra associate ai processi produttivi delle diverse attività coinvolte. L’accordo prevede una validazione da parte del ministero dell’impronta di carbonio e come si leggeva nel comunicato del Ministero “si tratta dei primi accordi di carbon footprinting siglati in Italia” attivati su base puramente volontaria, visto che non esiste alcun obbligo nazionale o comunitario in merito.
Bella, bellissima iniziativa! Ma il primato rivendicato dal Ministero va smentito!
Il progetto, volto a determinare l’impronta di carbonio (riferita all’anno 2010) delle principali e più rappresentative attività esercitate nel territorio comunale e a suggerire loro adeguati interventi di compensazione, è stato presentato nel corso di una conferenza stampa come in fase già avanzata, tanto che i primi risultati sono previsti per i mesi di Gennaio/Febbraio 2012.
Che dire quindi? Un caso in cui l’azione a livello locale anticipa non solo il pensiero, ma anche la stessa azione a livello globale!
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