di Nadia D'Arco
Per tutti i disabili anche per chi è costretto in casa ed impossibilitato a partecipare il 3 dicembre 2011 è giornata di lutto.
In questo paese c’è una strana idea verso la disabilità: ovvero che i disabili possano fare di tutto, tranne quello che è utile alla società. Prendiamo, ad esempio, la legge 104 del 1992. Ebbene in questa legge si parla di tutto, tranne che di lavoro, quasi che i disabili siano dispensati dal lavoro.
La stranezza di questa cosa è facilmente spiegabile. La Costituzione prevede che ciascun cittadino sia obbligato al lavoro, ciascuno secondo le sue possibilità. In questo senso vanno molte leggi come la riserva di posti, o il collocamento obbligatorio. Questa verità è così tanto evidente che nessuno pensa di affrontare il discorso.
Recita ancora la Costituzione che tutti hanno il dovere di concorrere al progresso morale e civile della società. Verità scontata anche questa. E, allora, quali sono i doveri di un disabile? È mai possibile che noi abbiamo solo diritti? Anzi, sarebbe meglio definirli privilegi (perché così vengono percepiti): privilegio la riserva di posti, privilegio il collocamento obbligatorio, privilegio avere un posto macchina riservato, privilegio il potersi assentare dal posto di lavoro. Quanti privilegi abbiamo!
Ovviamente il tema del lavoro è complesso, molto. È un fatto che, nonostante le leggi, le aziende tendano a non assumere disabili, e immagino che ci siano dei motivi precisi per questo. D’altra parte è anche vero che non tutti i disabili sono in grado di lavorare. Tuttavia questo è solamente un aspetto della questione sociale che ho detto.
Il problema di fondo è sempre il solito: a cosa serviamo?
Per tutti i disabili anche per chi è costretto in casa ed impossibilitato a partecipare il 3 dicembre 2011 è giornata di lutto.
Mettiamo attaccato al balcone, alla finestra, alla carrozzina, alla borsa uno straccetto nero in segno del lutto per la disabilita' tutta, non aiuta ma è un segnale in una realta' tagliata nei servizi, tagliata nei fondi per la non autosufficienza non rifinanziata, minacciata di ulteriori tagli quotidianamente e aumenti dei costi del sociale.
Un intervento di Valentino Ciccocioppo del Movimento per il rinnovamento democratico
In questo paese c’è una strana idea verso la disabilità: ovvero che i disabili possano fare di tutto, tranne quello che è utile alla società. Prendiamo, ad esempio, la legge 104 del 1992. Ebbene in questa legge si parla di tutto, tranne che di lavoro, quasi che i disabili siano dispensati dal lavoro.
La stranezza di questa cosa è facilmente spiegabile. La Costituzione prevede che ciascun cittadino sia obbligato al lavoro, ciascuno secondo le sue possibilità. In questo senso vanno molte leggi come la riserva di posti, o il collocamento obbligatorio. Questa verità è così tanto evidente che nessuno pensa di affrontare il discorso.
Recita ancora la Costituzione che tutti hanno il dovere di concorrere al progresso morale e civile della società. Verità scontata anche questa. E, allora, quali sono i doveri di un disabile? È mai possibile che noi abbiamo solo diritti? Anzi, sarebbe meglio definirli privilegi (perché così vengono percepiti): privilegio la riserva di posti, privilegio il collocamento obbligatorio, privilegio avere un posto macchina riservato, privilegio il potersi assentare dal posto di lavoro. Quanti privilegi abbiamo!
Ma, in fondo, non è colpa nostra se siamo in queste condizioni, ed è pur necessario che qualcuno allevii la nostra pena. Privilegi? No, concessioni. D’altra parte tutti aspirano al paradiso, no? Ma, ovviamente, le concessioni sono un lusso, si danno solo in periori di vacche grasse.
È in questo silenzio assordante, in questo falso pietismo, in questo totale incapacità di vedere nel disabile un individuo come gli altri, con gli stessi diritti di chiunque e soggetto agli stessi obblighi di legge, che si annida l’opportunismo di chi, sulla pelle dei disabili, persegue i suoi interessi.
Noi vogliamo essere cittadini normali. Siamo stanchi di dover chiedere diritti che sarebbe scontato avere. Non vogliamo essere sempre arroccati su noi stessi. Chiediamo di essere giudicati per ciò che abbiamo da offrire.
È in questo silenzio assordante, in questo falso pietismo, in questo totale incapacità di vedere nel disabile un individuo come gli altri, con gli stessi diritti di chiunque e soggetto agli stessi obblighi di legge, che si annida l’opportunismo di chi, sulla pelle dei disabili, persegue i suoi interessi.
Noi vogliamo essere cittadini normali. Siamo stanchi di dover chiedere diritti che sarebbe scontato avere. Non vogliamo essere sempre arroccati su noi stessi. Chiediamo di essere giudicati per ciò che abbiamo da offrire.
Ovviamente il tema del lavoro è complesso, molto. È un fatto che, nonostante le leggi, le aziende tendano a non assumere disabili, e immagino che ci siano dei motivi precisi per questo. D’altra parte è anche vero che non tutti i disabili sono in grado di lavorare. Tuttavia questo è solamente un aspetto della questione sociale che ho detto.
Il problema di fondo è sempre il solito: a cosa serviamo?
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