di Natty Patanè
Per le strade le donne hanno smesso i colori accesi dell’estate per affidarsi a quelli più rassicuranti e spenti dell’autunno che, ormai da tempo, ha viaggiato spedito verso sud. Sebastiano le osserva camminare e incontra, sovente, i loro profumi carichi di essenze dal sentore di fiori primaverili che donano loro una ambigua sospensione tra malinconia e speranza. Una, lotta con l’accensione stentata dell’utilitaria, un’altra sistema con noncuranza le ampie spalline del giaccone. I negozi aprono pigramente le loro vetrine sul corso inebriandosi del profumo di brioche che i bar riversano in strada. In gruppo si trascinano verso la villa comunale trascinando gli zaini pieni di libri che per oggi, hanno deciso, rimarranno inutilizzati.
Appena dentro il cancello di ferro battuto Giorgio va a calpestare il naso dello strano Pinocchio che un artigiano burlone aveva formato con il mosaico del pavimento del viale
- Fatelo tutti che porta fortuna –
- Ma quanto sei scemo! –
Subito dopo il palco rotondo che da decenni non ospita più i concertini di banda per il quale era stato costruito.
- E’ libero! –
- Chi pensavi ci fosse di mattina? –
Si introducono nel campo da calcetto. In pochi istanti i ragazzi formano 2 squadre mentre le ragazze, sbuffando, si sistemano sulle tribunette in cemento. Giada e Grazia, un po’ seccate, cominciano a progettare acquisti al mercato tirando fuori da una borsa una macchina fotografica.
Sebastiano caracolla sul campo scuotendo i capelli lunghi e mossi, Simone corre e si incunea tra i difensori avversari, scattante e voglioso di inserirsi completamente tra i nuovi compagni di classe, nelle pause guarda Sebastiano e gli sorride.
- Cazzo no! –
- Ora lo spacca di sicuro! –
Un rinvio avventato ha scaraventato il pallone oltre la recinzione, tra i banani della sala all’aperto della pizzeria.
- La signora Carmela lo spaccherà di sicuro! –
Si lamenta qualcuno
- C’ha la collezione quella –
- Ma com’è che l’hai mandato la dietro? –
D’improvviso qualcuno tra gli alberi afferra la preziosissima sfera di gomma e con un rapido calcio lo rinvia tra i ragazzi ammutoliti nella sospensione tra la gioia e lo stupore
- Non lo fate passare più! –
Esclama rude una voce maschile
- Per fortuna non era la moglie! –
- Veramente a me una volta lo ha ridato anche lei –
Dice a bassa voce uno mentre gli altri riprendono il gioco.
Sebastiano attraversa il campo e si dirige lento verso Giada, i Ray ban le coprono gli occhi, ha messo il suo maglione a strisce bianche e azzurre con le maniche, troppo lunghe per lei, arrotolate più volte. Le si siede accanto proprio mentre Grazia scatta una foto. Simone li guarda e, forse, sorride mentre l’Etna, in lontananza, s’impennacchia di fumo chiaro e denso, a est il mare sembra carezzare l’enorme masso a forma di pugno in attesa paziente di inghiottirlo.
Si alza e scavalca con una gamba la ringhiera che lo separa dal campo, Giada rimane seduta a guardarlo, Simone esulta per il gol appena segnato e lo chiama, lui lascia penzolare la gamba sinistra sul campo e la destra poggiata sul primo gradino delle tribune, immobile, come a voler fermare il tempo in bilico sul dubbio. In breve di questa mattina non rimarrà che qualche foto dimenticata in un vecchio libro di letteratura
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