di Adriano Nuccilli
L’energia
a basso costo non costa poi così poco: ce lo dice indirettamente una
fonte autorevole, l’ENEL, ritirandosi dal progetto europeo EPR
(European
Pressurized Reactor,
le centrali nucleari di terza generazione) in Normandia a causa dello
sforamento del prezzo di realizzazione d’impianto, passato da 3.3
miliardi di Euro a 6, e poi ultimamente a 8 miliardi. Il costo
energetico è passato così a circa 105 euro per MWh prodotto, che è
circa il doppio di quello previsto. Decisamente troppo perché ENEL
mantenesse la sua quota del 12.5% del progetto e rinunciasse ad un
congruo rimborso delle spese sostenute, pari a 613 milioni di Euro,
più gli interessi maturati.
Avvisaglie
ce n’erano già state col reattore in Finlandia, ma tutto era stato
bollato come incapacità realizzativa da parte di AREVA, ora è
chiaro che l’energia elettrica da fonte nucleare di terza
generazione costa molto più del previsto e ciò è dovuto non a
problemi realizzativi ma a costi strutturali legati all’impiantistica
e alla sicurezza dell’impianto stesso.
Questa
è l’analisi allo stato attuale, ma un altro appunto può essere
fatto al costo dell’uranio, il combustibile delle centrali
nucleari. Inizialmente si tendeva a non considerare questo costo,
perché esso incideva in maniera impercettibile sul costo d’impianto,
ma se analizziamo i dati del mercato degli ultimi decenni vediamo
che il prezzo è più che decuplicato passando da 7 fino a picchi di
130 dollari per libbra.
In
parte l’aumento può essere associato a fenomeni speculativi, in
parte all’esaurimento dell’uranio militare degli armamenti
dismessi, ma che il prezzo sia in aumento è un fatto acclamato e che
la domanda dal mercato asiatico lo porterà sempre più in alto un
dato incontrovertibile, che lo renderà partecipe di un nuovo
incremento nei costi di produzione.
Succede
in pratica all’uranio quello che siamo abituati a vedere col
petrolio ma che percepiamo in maniera più evidente dai consumi
abituali, benzina e gas metano (il cui prezzo è legato a quello del
petrolio): la produzione aumenta in percentuali sempre più basse
perché sono stati sfruttati i giacimenti più redditizi, mentre la
richiesta aumenta in percentuali maggiori a causa delle necessità di
energia dei paesi emergenti.
La
sostanza è che l’energia da fonti tradizionali è destinata
crescere e a noi (alla politica veramente) spetta il compito di
scegliere le giuste strategie per un futuro che è molto più vicino
di quanto si creda.
Il
mondo si muove e anche l’Italia non è stata a guardare: la
produzione energetica da fonti rinnovabili è cresciuta di molto e
ormai ha toccato il 25% della produzione totale nazionale (in pratica
ogni 4 kWh che consumiamo uno proviene da fonti rinnovabili) ma si
stanno anche verificando dei problemi di gestione della rete
elettrica, che attualmente non è in grado di ottimizzare la
produzione da fonti intermittenti (come il fotovoltaico) o non
programmabili (come l’eolico). A questo si sta cercando di
rimediare studiando un sistema di accumulatori distribuiti nella rete
elettrica che siano in grado di assorbire l’energia prodotta in
eccesso e di redistribuirla quando è più conveniente e che
permetteranno un miglior sfruttamento delle fonti rinnovabili, le
quali però andranno comunque potenziate per renderci sempre meno
dipendenti dalle fonti tradizionali. Nell’ultima SEN (Strategia
Energetica Nazionale) è stato previsto un incremento fino al 36-38%
di produzione da Fonti Rinnovabili e un incremento dell’estrazione
di gas e petrolio dal territorio nazionale in proiezione 2020.
Considerato che attualmente estraiamo gas e petrolio per circa il 5%
del fabbisogno nazionale e che raddoppiato passerebbe al 10%,
sommandolo alla produzione de Fonti Rinnovabili otteniamo al massimo
un 48% di produzione nazionale che ci rende ancora per il 52% almeno
dipendenti dalle importazioni dall’estero.
Ora
vediamo se è possibile aumentare la produzione di energia da fonti
rinnovabili per sopperire ancora a questo gap. L’idroelettrico è
stato sfruttato praticamente tutto, ogni bacino o salto piccolo o
grande è stato utilizzato; per le fonti fotovoltaica ed eolica un
incremento significativo porterebbe ad un aumento dell’intermittenza
e della non programmabilità della produzione quindi a meno di
incrementare l’installazione di sistemi di accumulo energetico non
sarà più conveniente sviluppare grandi impianti così come si è
fatto in passato; gli impianti da biomasse di alta capacità in
genere sono poco sostenibili perché richiedono o troppo consumo a
breve distanza o consumi di biomasse da lunghe distanze. Quindi lo
sviluppo delle Rinnovabili sarà più teso alla ricerca della
costruzione smart grid in funzione di autoconsumo locale che verso le
grandi produzioni e la distribuzione.
Il
quadro precedente sembra dar ragione alla SEN, con una crescita ormai
limitata delle rinnovabili e una sostanziale resa all’impossibilità
di renderci un po’ meno dipendenti da petrolio, gas e carbone.
All’appello
manca ancora una tecnologia rinnovabile però, la concentrazione
solare. E’ partito l'ambizioso e rivoluzionario progetto Desertec
(cooperazione Europa-Africa), che prevede la realizzazione di
impianti solari termici a concentrazione per un totale di 100 GW nel
deserto del Sahara e di elettrodotti che porteranno energia in tutta
Europa. Ora, la produzione dell’energia da impianti CSTP
(Concentrating
Solar Thermal Power)
è costante durante tutta la giornata perché l’energia della
radiazione solare viene stoccata sotto forma di calore ad altissime
temperature e restituita come energia elettrica durante tutto l’arco
della giornata, superando le problematiche dovute all’intermittenza
e alla non programmabilità, sfruttando una fonte energetica
rinnovabile e a costo zero ed impiegando un suolo di fatto
inutilizzabile per altri scopi.
E’
stato calcolato che se meno dell’1% del suolo del Sahara fosse
utilizzato per impianti CSTP si otterrebbe energia elettrica
sufficiente per coprire i consumi del mondo intero. Questa tecnologia
è ancora costosa, ma ipotizzando che i costi di produzione non
potranno che scendere a seguito della diffusione della tecnologia
stessa, e stimando ottimisticamente che la radiazione solare
continuerà ad essere gratis, è facile giungere alla conclusione che
sarà strategicamente fondamentale l’ingresso dell’Italia in un
settore energetico così conveniente.
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