Strategie energetiche verso il 2020





di Adriano Nuccilli

L’energia a basso costo non costa poi così poco: ce lo dice indirettamente una fonte autorevole, l’ENEL, ritirandosi dal progetto europeo EPR (European Pressurized Reactor, le centrali nucleari di terza generazione) in Normandia a causa dello sforamento del prezzo di realizzazione d’impianto, passato da 3.3 miliardi di Euro a 6, e poi ultimamente a 8 miliardi. Il costo energetico è passato così a circa 105 euro per MWh prodotto, che è circa il doppio di quello previsto. Decisamente troppo perché ENEL mantenesse la sua quota del 12.5% del progetto e rinunciasse ad un congruo rimborso delle spese sostenute, pari a 613 milioni di Euro, più gli interessi maturati.
Avvisaglie ce n’erano già state col reattore in Finlandia, ma tutto era stato bollato come incapacità realizzativa da parte di AREVA, ora è chiaro che l’energia elettrica da fonte nucleare di terza generazione costa molto più del previsto e ciò è dovuto non a problemi realizzativi ma a costi strutturali legati all’impiantistica e alla sicurezza dell’impianto stesso.
Questa è l’analisi allo stato attuale, ma un altro appunto può essere fatto al costo dell’uranio, il combustibile delle centrali nucleari. Inizialmente si tendeva a non considerare questo costo, perché esso incideva in maniera impercettibile sul costo d’impianto, ma se analizziamo i dati del mercato degli ultimi decenni vediamo che il prezzo è più che decuplicato passando da 7 fino a picchi di 130 dollari per libbra.
In parte l’aumento può essere associato a fenomeni speculativi, in parte all’esaurimento dell’uranio militare degli armamenti dismessi, ma che il prezzo sia in aumento è un fatto acclamato e che la domanda dal mercato asiatico lo porterà sempre più in alto un dato incontrovertibile, che lo renderà partecipe di un nuovo incremento nei costi di produzione.
Succede in pratica all’uranio quello che siamo abituati a vedere col petrolio ma che percepiamo in maniera più evidente dai consumi abituali, benzina e gas metano (il cui prezzo è legato a quello del petrolio): la produzione aumenta in percentuali sempre più basse perché sono stati sfruttati i giacimenti più redditizi, mentre la richiesta aumenta in percentuali maggiori a causa delle necessità di energia dei paesi emergenti.
La sostanza è che l’energia da fonti tradizionali è destinata crescere e a noi (alla politica veramente) spetta il compito di scegliere le giuste strategie per un futuro che è molto più vicino di quanto si creda.
Il mondo si muove e anche l’Italia non è stata a guardare: la produzione energetica da fonti rinnovabili è cresciuta di molto e ormai ha toccato il 25% della produzione totale nazionale (in pratica ogni 4 kWh che consumiamo uno proviene da fonti rinnovabili) ma si stanno anche verificando dei problemi di gestione della rete elettrica, che attualmente non è in grado di ottimizzare la produzione da fonti intermittenti (come il fotovoltaico) o non programmabili (come l’eolico). A questo si sta cercando di rimediare studiando un sistema di accumulatori distribuiti nella rete elettrica che siano in grado di assorbire l’energia prodotta in eccesso e di redistribuirla quando è più conveniente e che permetteranno un miglior sfruttamento delle fonti rinnovabili, le quali però andranno comunque potenziate per renderci sempre meno dipendenti dalle fonti tradizionali. Nell’ultima SEN (Strategia Energetica Nazionale) è stato previsto un incremento fino al 36-38% di produzione da Fonti Rinnovabili e un incremento dell’estrazione di gas e petrolio dal territorio nazionale in proiezione 2020. Considerato che attualmente estraiamo gas e petrolio per circa il 5% del fabbisogno nazionale e che raddoppiato passerebbe al 10%, sommandolo alla produzione de Fonti Rinnovabili otteniamo al massimo un 48% di produzione nazionale che ci rende ancora per il 52% almeno dipendenti dalle importazioni dall’estero.
Ora vediamo se è possibile aumentare la produzione di energia da fonti rinnovabili per sopperire ancora a questo gap. L’idroelettrico è stato sfruttato praticamente tutto, ogni bacino o salto piccolo o grande è stato utilizzato; per le fonti fotovoltaica ed eolica un incremento significativo porterebbe ad un aumento dell’intermittenza e della non programmabilità della produzione quindi a meno di incrementare l’installazione di sistemi di accumulo energetico non sarà più conveniente sviluppare grandi impianti così come si è fatto in passato; gli impianti da biomasse di alta capacità in genere sono poco sostenibili perché richiedono o troppo consumo a breve distanza o consumi di biomasse da lunghe distanze. Quindi lo sviluppo delle Rinnovabili sarà più teso alla ricerca della costruzione smart grid in funzione di autoconsumo locale che verso le grandi produzioni e la distribuzione.
Il quadro precedente sembra dar ragione alla SEN, con una crescita ormai limitata delle rinnovabili e una sostanziale resa all’impossibilità di renderci un po’ meno dipendenti da petrolio, gas e carbone.
All’appello manca ancora una tecnologia rinnovabile però, la concentrazione solare. E’ partito l'ambizioso e rivoluzionario progetto Desertec (cooperazione Europa-Africa), che prevede la realizzazione di impianti solari termici a concentrazione per un totale di 100 GW nel deserto del Sahara e di elettrodotti che porteranno energia in tutta Europa. Ora, la produzione dell’energia da impianti CSTP (Concentrating Solar Thermal Power) è costante durante tutta la giornata perché l’energia della radiazione solare viene stoccata sotto forma di calore ad altissime temperature e restituita come energia elettrica durante tutto l’arco della giornata, superando le problematiche dovute all’intermittenza e alla non programmabilità, sfruttando una fonte energetica rinnovabile e a costo zero ed impiegando un suolo di fatto inutilizzabile per altri scopi.
E’ stato calcolato che se meno dell’1% del suolo del Sahara fosse utilizzato per impianti CSTP si otterrebbe energia elettrica sufficiente per coprire i consumi del mondo intero. Questa tecnologia è ancora costosa, ma ipotizzando che i costi di produzione non potranno che scendere a seguito della diffusione della tecnologia stessa, e stimando ottimisticamente che la radiazione solare continuerà ad essere gratis, è facile giungere alla conclusione che sarà strategicamente fondamentale l’ingresso dell’Italia in un settore energetico così conveniente.

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