di Renzo Provedel
Stamane, dialogando in rete su
FB, mi è capitato di essere “abbandonato” da una persona della mia cerchia di
amici dopo uno scambio di post. La persona , per fare ciò, si è cancellata
mentre stavo rispondendo ad un suo post molto aggressivo. Il tema ? Grillo ed
il movimento cinque stelle. E’ stato uno stimolo per passare dal “caso” ad una
riflessione più ampia e quindi a questo articolo. Ora conoscete il perché l’abbia
scritto!
Stiamo vivendo, qui in Italia, una
situazione molto speciale, che non rientra nella nostra esperienza personale e nemmeno nella storia economica e sociale fin
qui praticate dalla classe politica e dai cittadini: questo è il mio punto di
partenza per la riflessione che vorrei condividere col lettore.
La prima domanda che mi faccio e
che vi rivolgo è: l’attuale crisi ed emergenza che colpisce l’Italia ed anche
molti Paesi europei ha una origine totalmente interna o ci sono fattori esterni
molto importanti da scoprire ed analizzare?
La mia risposta è purtroppo
complessa perché sono in azione due fattori.
Il primo fattore è interno al sistema Italia ed è legato
alla dissennata gestione della “cosa pubblica”, oggi ribattezzata giustamente “bene
comune” e che si sostanzia con cinque parole che sono: corruzione diffusa e
travolgente, spesa pubblica fuori controllo, obsolescenza della politica, mancanza
di strategia industriale, diseguaglianze estreme e povertà.
Il secondo fattore è
esterno: è in atto la più grande trasformazione delle economie e delle
“socialità” nella Terra degli ultimi duecento anni; è in corso la terza
rivoluzione industriale dopo quella delle macchine e della elettricità. Siamo
entrati nell’era del “mondo digitale” che si incrocia con un aumento
demografico strabiliante (attesi 8 miliardi per il 2030) e con la incapacità
della Terra di sostenere l’inquinamento ambientale generato dai suoi abitanti
umani.
La
“navicella” Terra è talmente sfruttata, tanto che nei primi otto mesi circa
dell’anno e cioè sino al 22 agosto 2012, come calcola il Global Footprint
Network[1], è stata
prodotta una quantità di rifiuti e di inquinanti che la Terra è capace di
assorbire in un anno. Dopo tale data occorrerebbe una Terra più grande dell’attuale.
L’effetto è la riduzione netta di risorse naturali. Stiamo consumando più di
quanto il Pianeta sia in grado di rigenerare; detto in altre parole già oggi,
per mantenere l’equilibrio avremmo bisogno di una quantità di territorio
superiore a quello attuale fornito dalla Terra, stimato in 1,5 volte l’attuale
superficie.
Molti
Paesi hanno già fatto passi da giganti per affrontare queste sfide, ciascuno
con la sua ricetta interna: liberismo e avvio di un importante intervento
pubblico in Usa, mano pubblica accorta e lungimirante nel Nord Europa, governo
centralizzato con mano pesante sui diritti civili in Cina e così via. L’Europa
sembra essere “al palo”; l’Italia sta retrocedendo, ritornando a modelli del
passato con una recessione e crisi industriale fortissime.
E’ da
questa situazione difficile, di contesto, che dovremmo partire per ragionare e
commentare il fenomeno Grillo ed il movimento cinque stelle (M5S), da un lato,
e i comportamenti della politica tradizionale. Vorrei trarre qualche
insegnamento da questa riflessione per poter individuare e proporre azioni
nella direzione giusta e per ottenere un miglioramento radicale della
situazione attuale e delle prospettive.
Il M5S
è un insieme variegato di persone: un leader carismatico, Beppe Grillo, uno stratega,
Gianroberto Casaleggio, e un bel po’ di persone: attivisti, simpatizzanti,
cittadini inferociti e frustrati dal senso di impotenza, cittadini delusi dalla
politica tradizionale. Il modello di partecipazione dal basso, che parte dal
“cittadino”, è l’innovazione radicale.
E’
proprio dal significato e dalla operatività di questo nuovo diritto che si
affaccia nella storia della nostra Repubblica che dovremmo partire. Per fare
che cosa ?
La mia proposta è quella di
“includere”
questa nuova energia, visione, comportamento, che nasce dal e col M5S, nel DNA del nostro
Paese. Capisco che la proposta sia azzardata e rischiosa ma la situazione, a
mio avviso, lo richiede. Includere significa innanzi tutto ascoltare e
integrare, non significa sostituire di botto ad un sistema vecchio,
inefficiente la panacea della partecipazione; ma piuttosto di adottare subito
alcuni nuovi comportamenti, su cui il M5S ha fondato il suo “agire”; ne cito
alcuni che sono davvero delle rotture di schema che possono anche apparire
violente, perché si cambia subito o si resiste.
Quali
sono i nuovi comportamenti? Ne cito quattro:
·
Riduzione drastica dei costi
della politica,
che significa azzeramento di privilegi, riduzione del numero di parlamentari,
azzeramento dei costi impropri;
·
Trasparenza a tutto campo: controllo dei
costi anche minuti, eliminazione degli sprechi che sono già ben noti da
decenni, discussioni politiche ed amministrative degli enti pubblici aperte al
pubblico, come i consigli comunali e le commissioni parlamentari;
·
Solidarietà per chi ne ha bisogno: reddito
di cittadinanza, revisione dei meccanismi assistenziali per garantire una spesa
pubblica trasparente e corretta;
·
Partecipazione dei cittadini, con tavoli di discussione ed
elaborazione di proposte, su tutti i temi che li riguardano direttamente, come
nei Comuni, o indirettamente quando lo Stato decide le spese infrastrutturali
(il caso NO TAV della val di Susa è emblematico del nuovo corso che dovrà
essere intrapreso).
Il
cambiamento che si può, ora, solo immaginare, è grandissimo. E’ la sfida della
nostra popolazione intera, è la sfida della mia generazione (1945-1965) per
facilitare e contribuire al futuro delle generazioni successive, o come spesso
si dice, “dei nostri figli”, con molta retorica. È anche la sfida dei giovani e
soprattutto delle donne che hanno avviato, o riavviato, un processo di
consapevolezza e di azione, per affermare la parità di genere, ampiamente
violata in Italia. Il movimento “Se non ora quando?” è il promotore oggi più
attivo sull’intero territorio nazionale per portare alla luce un’altra
arretratezza dell’Italia e cioè la mancanza di parità di diritti delle donne,
il loro scarso accesso al mondo del lavoro, l’inadeguatezza di leggi e di
strumenti per eguali opportunità, il terribile fenomeno del “femminicidio” (un
assassinio ogni due giorni di una donna) che ci posiziona al pari dei Paesi
sottosviluppati.
Che
cosa si vede in rete? Si sta assistendo ad una strana mutazione di giudizio,
paradossale, di molte persone, specialmente di quelle che hanno votato a
sinistra.
Il M5S
e Grillo vengono accusati di impedire il governo del Paese perché direbbero
sempre “no” a qualsiasi proposta, per il linguaggio aggressivo e scurrile del
suo capo carismatico, per la inesperienza ed ingenuità dei rappresentanti
eletti al Parlamento. È vero? Il M5S impedisce la formazione del Governo e
quindi del cambiamento?
La
risposta che dò è semplice e paradossale. È no, se la nostra mente è orientata
al cambiamento radicale; è sì se continuiamo ad adottare il modello della
delega ogni quattro anni, se vogliamo mantenere le abitudini ed i comportamenti
del cittadino, ossia quello di impegnarsi sulla scelta dei propri
rappresentanti, senza impegnarsi personalmente per assisterli e controllarli.
Qui, a mio avviso, sta il problema: il passaggio dal DIRE al FARE individuale,
alla responsabilità individuale.
Capisco
la riluttanza, capisco i motivi oggettivi, come: “sto già dando tanto col mio
lavoro”; ma il cambiamento coinvolge alla radice i cittadini. Questo messaggio
di coinvolgimento, di “fare” insieme ad altri cittadini è impegnativo, prende
tempo, richiede studio, apprendimento, sperimentazione, confronto con tanti
altri cittadini “diversi” ed estranei.
Capisco,
ma vorrei anche concludere dicendo che “ci salva insieme” e non da soli; il
nuovo paradigma del mondo nei prossimi anni sarà quello della apertura,
dell’ascolto, della collaborazione. Questi sono il mio impegno e la mia
speranza.
Renzo
Provedel-Genova, 28 marzo 2013
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