Continuiamo con le caratteristiche costruttive necessarie per progettare sostenibile; dopo “Scelta del sito” e “Orientamento” (prima e seconda parte), passiamo alla forma dell’edificio (rapporto Superficie/Volume); una forma molto articolata disperde più energia di una compatta.
La superficie dell’edificio è il punto di scambio termico con l’esterno, e quindi massima è la sua estensione e maggiori sono le dispersioni (periodo invernale) e il surriscaldamento (periodo estivo), è per questo motivo che una soluzione maggiormente compatta favorisce il risparmio energetico.
La forma maggiormente compatta è la sfera, con un rapporto superficie/volume massimo rispetto a tute le altre forme. Per visualizzare il problema possiamo immaginare al contrario le forme che disperdono massimamente; forme filiformi, a foglio o piastra, e sono, infatti, quelle adottate dai radiatori per raffreddare l’acqua, o dagli elementi radianti, per scaldare più velocemente l’aria, con la massima superficie di scambio.
La forma di un’architettura è fortemente indirizzata in questo modo verso soluzioni sobrie, prive di elementi isolati in balia delle intemperie, e dal costo di costruzione minore.
Un senso nuovo (ma con radici antiche, ricordiamolo sempre) alla pratica progettuale, che ci faccia superare l’architettura “estetica”, di facciata, tutta incentrata solo su ciò che si vede esternamente, dei bei colori, delle affascinanti texture, delle bellissime soluzioni hi-tech, ma senza un’idea di come funzioni “l’organismo costruito”.
Non per questo si deve abbandonare la ricerca formale; l’armonia, il ritmo, la ripetizione e la differenziazione nelle forme, l’eccezione.
L’architettura, la pittura e la musica hanno sempre viaggiato vicini nei secoli, forme e suoni classici, ricchi di elementi decorativi hanno lasciato il posto a forme ed elaborazioni sonore essenziali, minimali (leggi Ornamento e Delitto, Adolf Loos), basate su ombre, colori, contorni netti o sfumati, entrambi con memorie naturalistiche o industriali.
Le forme presenti in natura ci ricordano l’importanza di organismi (e nidi) compatti soprattutto nei climi estremi, caldi o freddi che siano.
A proposito della forma maggiormente compatta; l’igloo! Perfetto esempio di elemento atto a disperdere al minimo il poco calore prodotto dal corpo umano al suo interno e di catturare probabilmente un poco del calore dato dai pur deboli raggi solari (anche grazie alla trasparenza del ghiaccio?), e capace di resistere con la sua forma aerodinamica, alle tormente più violente.
La forma compatta non è però l’unico fattore che determina il migliore rapporto energetico (e illuminotecnico), poiché la forma compatta incide sulle dispersioni invernali e sul surriscaldamento estivo, ma non tiene conto sull’apporto energetico dato dall’irradiamento solare necessario nel periodo invernale. La forma dell’edificio tenderà quindi ad avere una facciata esposta a sud prevalentemente più estesa, in modo da poter usufruire al meglio dell’apporto solare invernale, tramite adeguate finestrature, che su questa facciata potranno arrivare in media fino al 50 % (per climi temperati, poi ogni zona climatica andrà studiata a sé, per evitare surriscaldamenti).
I raggi solari entrano dalle aperture finestrate e scaldano gli ambienti interni (sempre per il periodo invernale), soprattutto in presenza di pavimentazioni e tramezzature realizzate in materiali naturali massicci (mattoni pieni, pietra, terra cruda, argilla, legno naturale per i mobili) che accumulano il calore e lo rilasciano lentamente nelle ore più fresche della sera e fredde della notte), i vetri termici e gli infissi ben isolati non lasciano uscire le radiazioni infrarosse che producono calore e si crea così l’effetto serra all’interno degli ambienti, che in questo caso è benefico (l’effetto serra a livello globale invece è una possibile fonte di distruzione dell’ecosistema mondo).
L’apporto del sole sulla facciata esterna (nel periodo invernale) è meno importante di quello che si ha tramite le finestrature, poiché la parete dev’essere anche adeguatamente isolata contro le dispersioni termiche e gli apporti termici estivi e quindi il calore non riesce a penetrare efficacemente all’interno.
E’ chiaro che nel periodo estivo le stesse aperture finestrate andranno schermate al fine di non surriscaldare gli ambienti interni. (e questa sarà una delle prossime “puntate”)
Immagine: progetto per un asilo bioclimatico (arch. A. De Sanctis)
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