Giuseppe
Gavazza
Ho
rivisto pochi giorni fa il capolavoro di Henry-Georges Clouzot uscito
in Italia con il titolo Vite
Vendute
(Le
salaire de la peur,
1953). Lo avevo visto in tv da ragazzo e mi era restato impresso :
molte scene le ricordavo con chiarezza ancora, a distanza di molti
anni. Però ho visto e colto anche cose che allora mi erano
sfuggite : di tutte una mi sembra particolarmente interessante
da raccontare qui.
La
radio
era una novità per quegli anni, forse quello che Internet è per noi
ora (anzi 10 anni fa) ed è una protagonista sottile e non vistosa ma
ben presente nel film. Compare più volte nella prima parte, quella
statica e descrittiva del film (che dura più di due ore) che
descrive il luoghi e i caratteri e prepara la tensione crescente e la
catastrofe finale. E' una grande radio che viene accesa e spenta in
una taverna: c'è chi la vuole ascoltare per poter danzare e chi
invece ne è infastidito. Ad un certo punto viene “uccisa”: uno
dei personaggi che ne sono infastiditi le strappa i fili. In realtà
- si scoprirà proprio nel finale - era solo gravemente ferita. Altre
due radio compaiono come comprimarie: sono le radio sui camion che
trasportano l'esplosivo in un viaggio impossibile, radio che
accompagnano e alleggeriscono i conducenti trasmettendo musica di
compagnia.
La
trovata geniale del regista è nel finale: la radio conduce - dirige,
in senso letteralmente musicale - il finale: pochi minuti vertiginosi
a ritmo di Valzer di J.Strauss, di caduta verso la catastrofe
annunciata nel corso del film. In due luoghi lontani due vite
sembrano riunirsi verso un amaro lieto fine di un film che ha già
fatto le sue vittime lasciando in vita un eroe fortunato, coraggioso,
intelligente, deciso, bello e amato (il primo film importante di Yves
Montand): il film fin qui aveva raccontato due viaggi paralleli e un
mondo fermo (la piccola povera città di partenza e di arrivo),
alternando scene di storie parallele che non avevano bisogno di
sincronizzarsi esattamente. Nel finale la stessa stazione radio che
viene ascoltata da lui che guida e da lei che lo attende in una festa
che anticipa il suo ritorno, allinea nel tempo e sincronizza
esattamente le scene parallele mostrate in montaggio alternato sempre
più serrato: sui travolgenti zum-pa-pa di Strauss due danze ben
diverse procedono sincrone. Il montaggio che in tutto il film aveva
mostrato storie parallele asincrone si allinea nel tempo, si
sincronizza per esplodere in tragedia, e si allinea proprio grazie al
tempo reale della trasmissione radiofonica e a tempo di musica.
Oggi
ci sembra banale, ma 60 anni fa il tempo reale era qualcosa di raro e
inconsueto e la radio è stata il primo strumento che ha
sincronizzato il mondo.
la radio un media fondamentale ancora oggi.
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