Giuseppe Gavazza
Feltrinelli, con una
mossa forse inattesa ma grandemente benvenuta, ha appena pubblicato -
nel decennale della scomparsa del compositore Luciano Berio - in un
preziosissimo (per i contenuti) cofanetto di 2 DVD ed un libro
l'integrale delle dodici puntate della trasmissione RAI “C'è
musica & musica” andate in onda sul Secondo Canale
Televisivo della RAI, ogni martedì alle 21,15 a partire dal 22
febbraio 1972. Quarant'anni fa le Orchestre Sinfoniche della RAI
erano 4 (Torino, Milano, Roma e Napoli) e c'era anche l'Orchestra di
Ritmi Moderni della RAI. Le reti televisive erano due: maggior merito
alla trasmissione in prima serata con cadenza settimanale per 3 mesi.
Inaudito.
Me le ricordo benissimo
quelle trasmissioni: per me la musica allora erano alcuni vinili 33
giri negli scaffali di casa (ma avevamo già uno stereo compatto
Harman Kardon) pochi 45 giri e non poche cassette con le
canzoni da ascoltare nel Philips K7 (ancora oggi in Francia la
“cassette” si abbrevia K7). Nei vinili dei genitori che si
pregiavano di ascoltare Musica Classica campeggiavano Arturo
Benedetti Michelangeli (*1), Le Quattro Stagioni di Vivaldi,
le Sinfonie di Beethoven nel cofanetto (il primo e forse
allora l'unico in nostro possesso) di Karajan, i Concerti
Brandeburghesi di Bach nella luccicante edizione DGG Archive,
qualche Sonata di Beethoven eseguita da Sviatoslav Richter (e
solo dopo un po' ho capito che il Richter che dirigeva Bach nella
luccicante edizione Archive DGG era Karl e non Sviatoslav …)
... e qualche altro titolo e autore rigorosamente “classico” cioè
stagionato almeno 100 anni.
Mi ricordo benissimo la
televisione b/n e “C'è musica & musica”: la faccia e
la voce di Berio, il suo pupazzo alter ego che ripeteva con burberità
ligure: “Non mi piace questa faccia!”. Le musiche strane,
affascinanti, incredibili che si ascoltavano e, soprattutto, l'idea
che di musica si potesse parlare oltre che stare ad ascoltare in
silenzio per ascoltare il passaggio ben conosciuto e prevedibile
magari anticipandolo con qualche gesto per far capire che si
conosceva il pezzo; la scoperta che la musica fosse un divenire
connesso al mondo che ci circonda di cui poteva diventare un
testimone indispensabile.
La consapevolezza che la musica sia un
aiuto indispensabile per capire il mondo probabilmente è nata
proprio li.
Tracciare sentieri netti
- come nelle mappe - di cause ed effetto per ciò che abbiamo vissuto
è difficile; come scrisse Bateson “La mappa non è il
territorio”. Ma non è un caso se proprio in quell'anno
iniziavo a studiare musica e due anni dopo entravo a studiare
Composizione in Conservatorio. Senza “C'è musica e musica”
chissà se la mia vita sarebbe stata dedicata alla composizione e
allo studio della musica e dell'arte contemporanea. Mi piace pensare
di no.
É chiaro che considero indispensabile la presenza del prezioso cofanetto in ogni casa: per saperne di più leggete il bell'articolo sul Corriere Musicale : http://www.ilcorrieremusicale.it/2013/06/19/ce-musica-musica-attuale-fotografia-di-quarantanni-fa/
É chiaro che considero indispensabile la presenza del prezioso cofanetto in ogni casa: per saperne di più leggete il bell'articolo sul Corriere Musicale : http://www.ilcorrieremusicale.it/2013/06/19/ce-musica-musica-attuale-fotografia-di-quarantanni-fa/
In quegli stessi inizi
di Settanta altri musicisti si pregiavano di sperimentare le nuove
vie della musica, a partire dagli strumenti elettronici che proprio
allora si diffondevano (credo che chiunque abbia sentito nominare il
mitico Moog): se avete visto l'intervista a Berio al link
sopra riportato (e altri frammenti da “C'è musica & musica”
si trovano in rete) potete vedere un'altra intervista in merito alla
musica elettronica, alla musica nuova, alla sperimentazione di poco
precedente la trasmissione RAI: 1970.
Oppure ascoltare quello
che certamente è stato il primo 45 giri di musica elettronica a
raggiungere e mantenere la prima posizione nella hit parade italiana:
Il gabbiano infelice suonato (al Moog appunto) dal Guardiano
del Faro (pseudonimo di Federico Monti Arduini). Nient'altro che
una esecuzione della melodia popolare Amazing Grace (come
riporta Wikipedia: “Uno dei più famosi inni cristiani in lingua
inglese, cantato anche durante il periodo natalizio”). Anche
questo datato 1972.
Anni fertili e
innovativi anche se non bastavano gli strumenti nuovi per fare
qualcosa di nuovo davvero e interessante. E si, c'era musica e
musica, musicisti e musicisti: chi ha seguito le vicende della
musica, in Italia e nel mondo, ha di certo un opinione di chi, cosa e
come ha segnato questi 40 anni e più.
Vedendo le due
interviste e ascoltando personalmente rafforzo le mie opinioni:
grazie Luciano Berio: c'è musica e musica perché ci sono musicisti
e musicisti.
*1 – un aneddoto da
mettere con quello dei due Richter (Sviatoslav e Karl) sopra
riportato di cui è quasi piacevole vergognarsi: per un curioso
errore nel vinile dove Michelangeli eseguiva la Sonata n.32
Op.11 di Beethoven unitamente a composizioni di Baldessarre Galluppi
e Domenica Scarlatti (di cui ricordo ancora benissimo il vezzoso e
vistoso scampanio nell'attacco del tema) le etichette erano state
incollate sbagliate: solo iniziando gli studi di Conservatorio e
avendo in mano gli spartiti avevo capito che il vezzoso scampanio non
era l'incipit della Sonata di Beethoven ma l'Andante della
Sonata di Galluppi.
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