di Raffaele Licinio
Mi hanno chiesto se sono diventato pentastellato. No, né pentastellato né rosacrociato né altro. La domanda, preciso, è collegata alla mia posizione per il sì al referendum del 17 aprile.
Nossignori, non lo sono. Sulla “tensione morale” degli esponenti del M5S non ho elementi se non generici per esprimermi: non sono nato ieri, e ribadisco che sul piano etico e morale (e non solo: anche su quello delle conseguenze per la democrazia e le sue istituzioni) per quello che accade posso indignarmi, come si indignano loro e tutti coloro che si indignano (tautologicamente), ma personalmente quegli esponenti non li conosco, tranne qualcuno che stimerei anche se fosse di destra senza essere “grillino” o se fosse di sinistra pur essendo piddino (non so se è chiaro), né sono informato di fatti che non siano quelli che si conoscono di seconda mano (come tutti), né un giudice (e qui mi sa che non sono in numerosa compagnia).
Quello su cui non sono d’accordo è la concezione della politica e delle istituzioni espressa da quel movimento, non soltanto in teoria quanto soprattutto nell’azione pratica. A mio modo di vedere, legittimo e non necessariamente condivisibile come quello di chiunque altro, gli sbagli e gli errori politici di questi anni e sino ad oggi a opera di chi dirige quel movimento (chi lo dirige?) sono davvero tanti. Due soli esempi di questi ultimi giorni:
1) l’aver reso fumoso il concetto di “camorra” attribuendo questa “caratteristica” al governo e all’intero pd senza uno straccio di prova se non i “relata refero”, che prove non sono. Camorra? Non ‘ndrangheta? Non mafia? Non 'ndrina? Non sacra corona unita? Non corruzione? Non associazione a delinquere? E se magari fossero, anche in parte, errori giudiziari? Sono termini tutti uguali? Sì, per gli incompetenti sì. Quand’anche fossero accertate responsabilità penali di chiunque, vogliamo lasciare che siano i giudici a definirne i caratteri e i contorni? Fermo restando che l’indignazione per la diffusione a macchia d’olio della corruzione, per me che la provo spesso (e inutilmente), è comprensibile, via, accusare in quel modo qualcuno di camorra – che storicamente vuol dire una cosa precisa – è una sciocchezza e un errore politico, soprattutto se a lanciare l’accusa è chi vuole insegnarci che l’uomo non è mai stato sulla Luna.
2) Questo continuo ricorrere a mozioni di sfiducia nei confronti del governo e di singoli, praticamente una sorta di tessera ad “accumulo di punti”, è un altro errore politico incredibile, non perché non sia legittimo presentarle, ma perché se non hanno la possibilità di essere approvate (e non ce l’hanno, allo stato attuale) logorano politicamente lo strumento e chi le presenta, con il risultato di rafforzare chi si vorrebbe buttare giù. E rafforzano in persone ingenue come me la convinzione che presentarle abbia solo motivazioni strumentali mediatiche: appunto, non è politica questa, è un modo scoperto di far parlare di sé gli strumenti della informazione e della comunicazione.
Con un ultimo effetto del tutto personale: vederli impegnati nel sostenere il sì (e nel vedere chi altro si è espresso in questo modo), se non fossi profondamente convinto delle ragioni di questo voto, mi indurrebbe a votare no. E dunque, precisato che non tutti i sì sono uguali nelle loro motivazioni, voterò sì.
Ecco. Questa è la mia risposta, almeno lo è in parte, alla domanda.
Posta un commento