comunicato stampa
FRIEZE MASTERS 2016
6-9
Ottobre 2016
Stand F13
Dadamaino
e Mario
Nigro
Spazi
attivi, tra mente e materia
A cura
di Francesca Pola
A arte Invernizzi presenterà a “Frieze Masters 2016” una
mostra intitolata Dadamaino
e Mario Nigro. Spazi attivi, tra mente e materia, che intende creare un dialogo tra le opere degli
artisti italiani Dadamaino (1930-2004) e Mario Nigro (1917-1992). L’esposizione
presenta opere fondamentali di Mario Nigro realizzate durante la metà degli
anni Cinquanta e negli anni Sessanta appartenenti al ciclo intitolato “Spazio
totale” in relazione ai “Volumi” di Dadamaino del 1958 e ai “Volumi a moduli
sfasati” del 1960. Mario Nigro e Dadamaino sono stati due protagonisti
dell’arte italiana del Dopoguerra e per più di quarant’anni hanno sviluppato
una ricerca innovativa, esponendo insieme in numerose mostre in Italia e
all’estero.
La
consapevolezza di una fisicità dinamica dello spazio, nella sua identità
moltiplicata e frammentata, che include sia gli aspetti mentali che quelli
materiali, è stata una delle conquiste più significative nella pratica
artistica a partire dagli anni Cinquanta. Questa consapevolezza ha stimolato
ogni forma di espressione artistica: da quelle più direttamente connesse alla
pratica della pittura, che hanno cercato nuove traiettorie e forme di
organizzazione per le loro immagini, a quelle che hanno deciso di andare oltre
la tela, infrangendola, o sostituendola con altri materiali e mezzi espressivi.
L’esposizione
presenta queste prospettive parallele nel lavoro di due significativi artisti
italiani, Mario Nigro e Dadamaino, attraverso una selezione di lavori
appartenenti ad una stessa cronologia dagli anni Cinquanta ai primi anni
Sessanta, e dove questa nuova idea di spazio attivo trova la sua
interpretazione tra mente e materia.
I
titoli delle opere di Nigro, come Contrasto,
Dramma,
Tensioni drammatiche,
Dramma nello spazio,
Spazio totale: divergenze,
riflettono la forte componente espressiva che sta alla base del suo lavoro di
questo periodo. Egli indaga l’esistenza di differenti gradi di realtà,
indicando una visione che aiuta a tradurre le relazioni tra le persone, sia a
livello delle loro azioni che a quello dei loro sentimenti. Nonostante qualche
sviluppo segnico della superficie, anticipatore nel meccanismo
ottico-percettivo che diventerà il soggetto della ricerca dell’Optical Art
negli anni Sessanta, il problema dello spazio non è mai rimasto in superficie
per Nigro, ma ha acquistato un considerevole contenuto umano. Le gradazioni
tonali del fondo, che si intensificano in zone più espressive rispetto ad altre
più diluite, corrono attraverso griglie in espansione che si estendono in tutte
le direzioni, come le linee e i corsi di una storia in divenire.
In
Dadamaino, lo spazio è esplorato nella sua concretezza, attraverso una
sensibilizzazione della fisicità dell’opera stessa: i suoi “Volumi” sono tele
monocrome aperte da larghe perforazioni; concepite sulla scia della rivoluzione
spazialista di Lucio Fontana, rifiutano quella dimensione metafisica e siderale
dell’opera e, invece, appaiono come gesti radicali di liberazione della
superficie, con la concretezza delle loro ombre e la loro relazione con lo
spazio circostante. Queste larghe aperture gradualmente si restringono,
moltiplicano e assumono la dimensione di progressione nei suoi “Volumi a moduli
sfasati”, dove le successioni ritmiche di fori di differenti strati di
materiale trasparente spostano l’attenzione dello spettatore dallo spazio alla
sua percezione nel tempo. Il tempo che Dadamaino vuole catturare nelle sue
immagini non è, in realtà, il tempo puramente percettivo o dinamico della
ricerca ottico-cinetica di quel periodo, ma piuttosto il tempo dell’esistenza
individuale dell’essere umano in relazione con il mondo.
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