Il plagio all’epoca della sua riproducibilità artistica


Giuseppe Gavazza

Il plagio nell'epoca della sua riproducibilità artistica


 plagio /'pladʒo/ s. m. [dal lat. tardo, giur., plagium, der. del gr. plágion "sotterfugio", neutro sost. dell'agg. plágios "obliquo"]. - 1. [il sottoporre un individuo al proprio volere, esercitando su di lui un particolare ascendente intellettuale e morale] ≈ ‖ assoggettamento, soggiogamento, sottomissione. 2. [il fatto di riprodurre abusivamente come propria un'opera altrui] ≈ ‖ copiatura, imitazione.

Vocabolario della lingua italiana Treccani:

Ogni tanto anche i giornali scrivono di plagio, in genere a proposito dei brani di autori famosi che sono (sarebbero) stati copiati da (quindi rubati a) altri autori. In genere i giornali si muovono sui diritti intellettuali, creativi o artistici quando questi toccano interessi commerciali che, spesso, sono consistenti.
Nel caso della musica la decisione in merito ad un plagio é responsabilità di una commissione di esperti che, dopo aver letto la partitura e/o ascoltato la registrazione dei brani in questione decide se il plagio c’é stato o no. In conseguenza i diritti (o parte di essi) incassati dal brano plagiante dovranno essere riconosciuti all’autore del brano plagiato; talvolta gli effetti sono retroattivi e comprendono una ammenda.

Nel caso della musica spesso non é facile, a mio avviso spesso é impossibile, stabilire dove inizi l’opera dell’ingegno di un autore: in ogni brano musicale evidentemente l’inaudito, ammesso che sia presente, é una parte minuscola e non é semplice decidere quanto del maggioritario già ascoltato sia conoscenza e utilizzo di tecniche e linguaggio noti, storici, studiati a scuola o nella pratica musicale e quanto invece sia furto, plagio.

Qui vi propongo di dedicare qualche minuto a testarvi come commissari di presunto plagio.
In particolare m’interessa focalizzare i due elementi portanti nella realizzazione di un opera (non solo musicale) dell’ingegno: i materiali ed il processo.

Il brano che potete ascoltarequi si intitola Tempête de Glace ed é un brano che ho composto (cum ponere: mettere assieme) con un procedimento di montaggio audio standard (quello che si fa per ogni registrazione musicale per produrre un file audio provvisorio o definitivo) in questo caso elementare e veloce: meno di due ore di lavoro dal momento in cui ho avuto l’idea a quello del bounce del file audio finale, inclusa le ricerca della fonte audio da copiare e usare come materiale.

Il plagio é dichiarato ma la domanda ora é questa: il plagio, il furto é (più) nei materiali o nel processo?

I materiali sono presi dalla composizione La tempesta, fantasia sinfonica su Shakespeare, op. 18 di Pëtr Il'ič Čajkovskij, 1873. L’attribuzione é certa e chiunque lo può capire ascoltando una registrazione: il materiale che ho usato, quattro frammenti rispettivamente di 42, 22, 16 e 8 secondi, sono tutti presi dal primo movimento. Ma il plagio si considera tale se il materiale musicale copiato e sufficientemente lungo e qui i frammenti sono pochi e brevi.

Il processo é ispirato da quello della ripetizione: presente in tutta la storia della musica (senza ripetizione ciclica ciò che percepiamo con l’udito non ci appare come suono e come musica) ed usato in maniera massiccia e radicale da musicisti contemporanei la cui musica é in genere etichettata, ovvio, come “ripetitiva”.
In particolare ho scelto questo frammento di Čajkovskij perché contiene un concatenamento armonico (successione di accordi) caratteristico del compositore ripetitivo forse più famoso ed eseguito di oggi: Philip Glass. Qualcuno ha definito questo concatenamento armonico come il marchio di Glass: ma certo l’originalità di tale presunto marchio distintivo non é nel concatenamento armonico in se: é qui dimostrato che circa un secolo prima lo ha usato Čajkovskij e sono convinto che pure lui non sia stato il primo, insomma neppure lui lo ha inventato.

Ma c’é plagio nel processo? Se la ripetizione ostinata fa capire che non si tratta del Čajkovskij originale allo stesso tempo la ripetizione ostinata non é una prerogativa e neppure un’invenzione di Glass: tutti i compositori di musica ripetitiva ripetono con ostinazione.

I mie ricordi di studio mi portano una frase che, se non erro, fu scritta da Igor' Fëdorovič Stravinskij che, a memoria, era circa così:
Vivaldi? Si quel compositore che ha scritto 400 volte lo stesso concerto”. 
Igor, si sa, era caustico e qualche volta esagerava; mi permetto di parafrasarlo scrivendo:
Glass? Si quel compositore che ha scritto centinaia di volte lo stesso brano.”


Del resto si sa, i compositori ripetitivi ripetono con ostinazione, forse anche al livello superiore dei diritti da incassare.

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