di Gordiano Lupi
Regia: Roger A. Fratter.
Soggetto e Sceneggiatura: Roger A. Fratter. Fotografia: Lorenzo Rogan.
Operatori: Lorenzo Rogan, Stefano Ravanelli. Fotografo di Scena: Marco
Paciolla. Scenografia: Celso Albavilla. Trucco: Lahila Laveaux. Montaggio:
Roger A. Fratter. Direttore di Produzione: Alban Herizei. Musiche Originali:
Massimo Numa, Luciano D’Addetta. Distribuzione Home Video: Foglio Cinema.
Durata: 89’. Genere: Drammatico, Erotico, Psicologico. Titolo Internazionale: Marble Women for tin men. Interpreti:
Liana Volpi (Roberta), Valentina Di Simone (Simona), Magda Lys (Francesca),
Gloria Gordini (Clara), Roger A. Fratter (Giorgio), Anna Palco (Diana), Mery
Rubes (proprietaria del night), Beata Walewska (Cinzia), Debby Love (Lucia),
Gisy Bergamo (cliente edicola), Giusepe Cardella (Trussani), Massimiliano Aresi
(Alessandro), William Carrera (Carlo), Giuliano Melis (scultore), Mark Provera,
Max Bezzati, Maurizio Quarta, Fulvio Piavani, Beatrice Chieu, La Dany.
Roger A. Fratter continua a
indagare l’universo femminile, dopo Rapporto
di un regista su alcune giovani attrici e Tutte le donne di un uomo da nulla, mettendo in primo piano
l’erotismo e il contrasto di personalità tra uomo e donna, con la seconda
inesorabilmente vincente grazie alle armi della seduzione e del sesso. Donne di marmo per uomini di latta si
propone di dimostrare che l’uomo è una cosa insignificante mentre la donna
conduce sempre il gioco, è l’elemento determinante del rapporto, tratta l’uomo
come meglio crede, non è mai succube ma dominatrice.
In breve la trama. Roberta
dirige la rivista Sculturopoli,
fondata insieme a Giorgio e all’imprenditore Trussani, è una donna frustrata
che tratta male i suoi collaboratori e pretende una servile dipendenza. Vive
una sorta d’amore malato con Giorgio, pur essendo la donna di Trussani, odia la
collaboratrice Simona - giovane amante di Giorgio - e fa di tutto per
licenziarla. A sua volta Giorgio soffre per una situazione familiare difficile,
separato dalla moglie, con una figlia adottiva (Francesca) che odia la madre e
tormenta il padre, tra sogni incestuosi e sfide provocanti. Non anticipiamo
altro a livello di trama per non rivelare colpi di scena e situazioni che
portano a un precipitare degli eventi, ma soffermiamoci sulle valenze
psicologiche della pellicola. Fratter analizza con maggior profondità del
solito il rapporto padre - figlia, portandolo su un terreno pericoloso,
spingendo la macchina da presa a perlustrare tentativi di rapporti erotici semi
incestuosi. Non solo. La donna è sempre in primo piano, che sia donna - padrona
o (più raramente) donna- remissiva, persino donna - angelo vendicatore in un
violento finale. L’uomo non ne esce bene, dimostra di non capire l’universo
femminile, di restare in superficie, perché i ragionamenti profondi, introspettivi,
si registrano soltanto nelle sequenze che vedono una donna davanti alla
macchina da presa. Attrici bellissime, come sempre nei film di Fratter, bene le
tre interpreti, con una perfida Liana Volpi
calata nel ruolo della
protagonista, mentre Magda Lys è una figlia perfetta, bambola bionda con
gli occhi azzurri e i pensieri profondi, per finire con Valentina Di Simone,
spogliarellista torbida e sensuale. Liana Volpi è straordinaria in una sequenza
altamente drammatica dove subisce una violenza carnale ed è bravissima nei
panni di una manager vogliosa e insaziabile, gelosa e cinica, donna in carriera
sensuale e sprezzante che manovra i sottoposti come burattini. Roger A. Fratter fa di tutto, in puro stile Joe D’Amato, dalla
regia al montaggio, passando per soggetto e sceneggiatura, interpretando
persino il ruolo maschile principale. Ottime le musiche di Numa e D’Addetta,
impostate su sonorità rap e momenti melodici, buona la coloratissima fotografia
digitale di Rogan, montaggio compassato come richiede il tipo di pellicola.
Voce fuori campo onnipresente, ma non fastidiosa visto che rappresenta i
pensieri delle donne protagoniste, soprattutto della figlia che vive desideri
onirici e passioni perverse, trascurata da un padre che vorrebbe tutto per sé.
Buona l’ambientazione tra il Lago di Garda e Bergamo con l’idea originale di un
incipit psichedelico in sottofondo verde acqua tra piccole gocce che rigano un
vetro. Film teatrale e profondo con molti nudi integrali femminili, esibiti con
malizia e torbida provocazione, in giochi di seduzione erotica molti intensi.
Analisi cinica e impietosa di un rapporto uomo - donna impostato su basi non
paritarie, spesso finalizzato al solo rapporto sessuale. La donna è una dama di ferro, simbolo della rivista Sculturopoli ma soprattutto metafora
delle idee che pervadono la sceneggiatura. L’uomo è un oggetto inutile, un
pezzo di latta, privo di personalità, soggiogato dal seducente potere
femminile. Donne di marmo per uomini di
latta è un ulteriore tassello nella ricerca narrativa di Fratter, un
regista che è passato dal cinema di genere, dagli horror cupi e spettrali degli
esordi, a una filmografia di stampo introspettivo e psicologico. Consigliato
per un pubblico adulto. Lo trovate in libreria, distribuito da Foglio Cinema,
circuito Libroco. Ma anche su IBS e Amazon. Da vedere.
Donne di marmo per uomini di latta (2016)
di Roger A. Fratter
di Roger A. Fratter
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