un racconto di Virgilio Piñera (1957)
tratto da El que vino a salvarme
Tutti gli scrittori - i grandi come gli imbrattacarte
- vengono citati a giudizio nel deserto del Sahara. Un esercito poderoso
calpesta la sabbia incandescente per centinaia di miglia, tende gli orecchi - i
ben disposti orecchi - per ascoltare l’accusa. Subito esce da una tenda un
pappagallo. Ben fermo sulle zampe gonfia le piume del collo e con voce roca - è
un pappagallo piuttosto vecchio - dice:
- Siete accusati del delitto di grafomania.
E subito dopo rientra nella tenda.
Gli scrittori si sentono gelare il sangue nelle vene.
Le diverse intelligenze si uniscono e giungono a una rapida decisione. Il più
famoso del gruppo si fa avanti.
- Per favore... - dice davanti alla porta della tenda.
Subito compare il pappagallo.
- Eccellenza - dice il delegato - Eccellenza, in nome
dei miei compagni vi chiedo: Possiamo continuare a scrivere?
- Certo - dice il pappagallo quasi con un grido -
S’intende che potete continuare a scrivere quanto volete.
Una gioia indescrivibile. Labbra screpolate baciano la
sabbia, abbracci fraterni, alcuni estraggono subito carta e penna.
- Che le tue parole siano incise a lettere d’oro -
dicono.
Ma il pappagallo, uscendo di nuovo dalla tenda,
pronuncia la sentenza. - Scriverete quanto vorrete - e tossisce leggermente -,
ma non per questo smetterete di essere accusati del delitto di grafomania.
(Traduzione di Gordiano Lupi)
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