Cannibal Holocaust 2
Illustrato
da Miguel Ȧngel Martín
NPE
– Euro 19,90 – Pag. 110
Ruggero Deodato lo conobbi a Collesalvetti, una località
nei pressi di Livorno dove un gruppo di giovani cinefili aveva organizzato un
Festival Indipendente del Cinema Horror. Un fine settimana del 2002. Lui era
presidente di giuria, io uno dei membri insieme all’amico Antonio Tentori. Mi affascinò
subito con quel modo di proporsi esuberante, sempre sopra le righe. Deodato è
l’antitesi della diplomazia. Lo ammette anche lui. Al Festival era ospite per
un solo giorno anche Antonio Margheriti ed è bastato poco per capire quanto
affetto e stima provava Deodato per quello che considerava un maestro. Antonio
Margheriti non è più tra noi, ringrazio la sorte che mi ha dato appena il tempo
di conoscere uno dei più grandi artigiani del nostro cinema di genere. Deodato
ha girato con lui i primi film da regista della seconda unità, grazie a
Margheriti è riuscito a emanciparsi, a mettersi in proprio. Prima che
Margheriti arrivasse Deodato mi confessò: “Ora vedrai che differenza c’è tra me
e lui. Io dico quel che mi passa per la testa, ci sto poco a pensare. Lui
invece è sempre misurato, diplomatico. È un galantuomo, un personaggio d’altri
tempi. Parla tanto ma lo fa con molto tatto”.
Il mio incontro con Deodato nacque con una gaffe e merita
di essere raccontato. Avevamo appena assistito a Gay Holocaust, opera in concorso girata
dal bresciano Piero Galli. Un lavoro amatoriale, certo mediocre, ma ricco di
trovate originali e di omaggi al cinema cannibalico
italiano. Mi imbatto subito fuori della sala in un tipo piccoletto con i
capelli bianchi e un marcato accento romano. Non so chi sia. Parliamo del film.
“Non male” dico “un omaggio ironico al cinema di
Deodato …”
Lui mi guarda e sorride.
“Bene. Sono contento allora, perché Deodato sono io”.
Di Deodato sino a quel momento avevo visto solo una foto
che risaliva a quando il regista non aveva neppure quarant’anni, pubblicata in
un vecchio libro di cinema di Luigi Cozzi. Era ritratto a cavallo della
macchina da presa.
Abbiamo cominciato così.
“Che razza di esperto di cinema sarà mai questo che non mi
ha neppure riconosciuto …” avrà pensato.
La mia considerazione però esprimeva ammirazione per il suo
cinema e non era mera adulazione. E quello credo che l’abbia apprezzato.
Abbiamo continuato a parlare dei corti in concorso. Deodato
sino a quel momento non era molto soddisfatto della qualità e a un certo punto
ha ripensato alla mia gaffe.
“Ma davvero facevo film così brutti?” chiese.
“No, no. Ci mancherebbe altro. Dicevo solo che Gay Holocaust è un
omaggio, che l’autore si è ispirato. Tutto qui”.
“Ah, meno male. Però poteva ispirarsi meglio” concluse.
Nei giorni successivi Deodato parò a lungo di sé e delle
sue prime esperienze nel mondo del cinema. Soprattutto mi raccontò i suoi film
cannibali, quelli che bene o male lo hanno reso famoso.
“Ho poco a che spartire con l’horror” mi disse “io sono un
regista di genere all’americana. Ho fatto di tutto: commedie, thriller, peplum,
fantastico … A chi definisce Cannibal Holocaust un film horror rispondo che non l’ha capito, che
deve guardarselo bene e storicizzarlo. Era il periodo degli scoop giornalistici a tutti i costi e il
mio film è un atto di accusa contro un certo modo di fare giornalismo. Cannibal Holocaust è una
pellicola di denuncia ed è il mio lavoro più riuscito”. Dopo la visione Deodato
si lasciò andare ancora di più. “Non so come ho fatto a girare un film così
bello” disse.
Non pensate che sia soltanto immodestia. Andatevi a vedere Cannibal Holocaust senza pregiudizi e poi ne riparliamo. Nel film si
lanciano accuse precise contro il sensazionalismo e la caccia allo scoop, mali dai quali la nostra società
è tutt’altro che guarita. Pensate a un certo The Blair Witch
Project che deve molto al capolavoro di Deodato.
Personalmente non sono d’accordo con il regista quando si
chiama fuori dal genere e afferma: “Io non c’entro niente con l’horror”. Penso
che Deodato sia un autore capace di andare oltre il semplice cinema
dell’orrore, perché è un geniale contaminatore dei generi. Resta il fatto che
le sue pellicole più riuscite sono proprio quelle che riproducono atmosfere
tipiche del cinema del terrore. Non per niente i francesi lo hanno
soprannominato Monsieur Cannibal,
appellativo che a Deodato piace poco. Ma lui, come il medico di Moliere, è
destinato a essere, suo malgrado, il signore dei cannibali.
Ruggero Deodato festeggia le quasi ottanta primavere
realizzando il sogno della sua vita, quel sequel di Cannibal Holocaust di cui si favoleggia da anni, la seconda parte
di un film maledetto, che nelle intenzioni del regista avrebbe dovuto portare i
selvaggi a invadere le nostre città. Questo uno dei tanti progetti
cinematografici, invece il trattamento - pubblicato da Nicola Pesce
(attenzione, non è un fumetto!) con le
straordinarie illustrazioni di Miguel Ȧngel Martín - racconta tutta un’altra
storia che vede protagonista lo steso Deodato e la sua troupe di Cannibal Holocaust. Storia truce e senza
speranza, come stile del regista romano (di adozione, perché nativo di
Potenza), realistica e disperata, che non fa sconti a nessuno, tra teste
mozzate e mitiche donne impalate. Finale catartico che funge da autocitazione e
da pena del contrappasso di dantesca memoria, ma che non anticipo perché il
thriller perderebbe tutta la sua ragion d’essere. Certo, la scrittura può
deludere il non cinefilo, ché non è un romanzo e non è un fumetto, neppure una
sceneggiatura, soltanto un trattamento, un soggetto, che andrebbe sviluppato in
sequenze cinematografiche. I disegno di Miguel Ȧngel Martín, invece, sono eccellenti,
dotati di uno stile riconoscibile e - per l’occasione - persino del realismo
tipico del cinema horror - avventuroso. Il libro è stato realizzato con la
collaborazione di Nocturno Cinema,
rivista benemerita che da tempo si occupa del nostro cinema più bistrattato
dalla critica, al punto che possiamo dire che per merito di Pulici e Gomarasca
forse oggi quel cinema si è guadagnato il rispetto dovuto. Peccato che nessuno
ha ricordato che in circolazione esiste soltanto una monografia dedicata al
cinema di Ruggero Deodato, edita da Profondo Rosso, scritta nel 2003 da un
certo Gordiano Lupi. Colgo l’occasione per annunciare che quel libro sta per
essere superato da un nuovo titolo edito da Edizioni Il Foglio, scritto da
Davide Magnisi e Gordiano Lupi, ricco di aggiornamenti e di interviste inedite.
Ruggero Deodato è un regista dotato di tecnica sopraffina, all’americana, un
autore vero, allievo di Rossellini, capace di spaziare da horror a thriller,
sentimentale e commedia, fantastico e avventuroso. Cannibal Holocaust 2 meritava di vedere la luce, dopo anni di
annunci e promesse, anche se soltanto in versione trattamento illustrato. Noi
che siamo fan del regista dal 1978, siamo grati a Nicola Pesce per aver
compiuto il miracolo. (Gordiano Lupi - www.infol.it/lupi)
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