Back to Europe è il titolo del 63. Festival Internazionale di Musica Contemporanea (27 settembre
> 6 ottobre) quest'anno diretto da Ivan Fedele e
organizzato dalla Biennale di Venezia presieduta
da Paolo Baratta.
“Dopo i temi trattati nelle due edizioni
precedenti, - afferma Ivan Fedele - che riguardavano le relazioni tra musiche e
culture del Continente asiatico (2017) e di quello americano (2018) con le
esperienze europee di punta, il 63. Festival si è occupato questa volta di alcune delle realtà
più interessanti del Vecchio Continente, che resta un punto di riferimento
della musica e, in generale, della cultura del nostro tempo. Un continente che
non ha cessato di porsi domande cruciali riguardo all’arte e alla sua relazione
con il proprio presente e che, ancora oggi, è protagonista di molteplici spinte
propulsive che investono gli ambienti artistici di tutto il mondo”.
Il 63. Festival si è inaugurato con George Benjamin,
il compositore britannico più celebrato dal mondo della musica internazionale e Leone d’oro alla carriera 2019, protagonista della giornata inaugurale
venerdì 27 settembre con Written on Skin, il primo lavoro
operistico di ampio respiro firmato da Benjamin, un autore “che scolpisce la
materia sonora con la fantasia visionaria di uno scultore che sente e vede la
forma prima ancora che essa cominci a materializzarsi sulla partitura”, come recita
la motivazione del premio. Salutata come un capolavoro, con oltre 100 repliche
e sei allestimenti diversi, Written on Skin è stata eseguita in
forma di concerto dall’Orchestra
Sinfonica Nazionale della Rai diretta dal trentasettenne tedesco Clemens Schuldt, dal 2016 direttore
principale dell’Orchestra da Camera di Monaco di Baviera.
Una vicenda di amore e
tradimento, di potere ed erotismo. La storia di Written on Skin - scritta
da uno dei più importanti autori di teatro inglesi, Martin Crimp - affonda le radici nella tradizione romanza
ispirandosi alla leggenda di Guillem de Cabestany, poeta trobadorico e
cavaliere, diventato emblema attraverso i secoli della vittima d’amore e del
topos affascinante e terribile del “cuore mangiato”. Il lavoro di Benjamin e
Crimp duplica la fonte originaria mettendo al centro un ricco Protettore (il baritono
Christopher Purves) che affida a un giovane artista detto il Ragazzo (il
controtenore James Hall) il compito di illustrare un manoscritto che celebri le
sue gesta e la sua famiglia. L’irresistibile attrazione che spinge il Ragazzo
verso la moglie del Protettore, Agnès (il soprano Georgia Jarman), condannerà
entrambi: il Protettore uccide il Ragazzo e ne offre il cuore in pasto ad Agnès
che fatta la macabra scoperta si ucciderà gettandosi dal balcone del palazzo.
Insieme a loro, due comprimari – Marie (il mezzosoprano Victoria Simmonds) e
John (il tenore Robert Murray), rispettivamente sorella e cognato di Agnès, e
un coro di tre Angeli contemporanei che commenta la vicenda dal presente aprendo
squarci su un mondo in preda al disordine e alla distruzione. Anche i cantanti
interpretano e insieme commentano le loro vicende, sono narratori e personaggi
narrati insieme, lasciando baluginare un’altra realtà.
“La miglior opera degli ultimi vent’anni” titolava Le Monde la
recensione del suo critico Renaud Machart, registrando la “standing ovation ad
Aix-en-Provence per l’opera di George Benjamin e Martin Crimp” alla prima
esecuzione del 2012.
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