E intanto a morire sono sempre le donne

di Agatha Orrico . Paginatre.it
 
 
In questa triste epoca di donne che muoiono come cavallette ci sono alcune morti che sembrano valere meno di altre e che subiscono l’onta del silenzio più totale.
Ultimamente sono morte due ragazze nell’ambiente del porno. Cercando informazioni ho scoperto che ne sono ben cinque nel giro di pochi mesi e tutte in circostanze poco chiare. É successo ad Olivia Nova, a soli 20 anni, poi a Yuri Luv, trentenne, entrambe morte per overdose. si è uccisa che di anni ne aveva soltanto 23. E poi Shyla Stirez, Olivia Lua, e il numero aumenta spaventosamente andando a ritroso nel tempo. In comune hanno solo una cosa: sono morte giovani e nessuna per cause naturali.
 
August Ames si è impiccata; su di lei si era riversata un’ondata di odio per essersi rifiutata di girare un film senza protezione con un attore gay. Yuri Luv soffriva di dismorfia corporea, una malattia che l’ha condotta verso una depressione aggravata dall’uso costante di droghe pesanti a cui ricorreva per affrontare certe scene hard. La giovanissima Olivia Nova è stata ritrovata senza vita in un letto completamente ricoperta di lividi dovuti alle scene di sesso estremo appena girate; dopo una carriera di modella era stata trascinata nell’industria dell’hard da un agente che le riforniva droghe di ogni tipo per renderla più trasgressiva. Olivia Lua invece aveva deciso di uscire dal giro, ma è stata trovata morta prima di iniziare il percorso di disintossicazione. La morte prematura di Shyla Stylez, archiviata come “ignota”, è giunta propiziamente all’indomani di uno scandalo che coinvolgeva un importante funzionario di polizia. Per ora mi fermo qui, nonostante l’elenco sarebbe lungo.
 
C’è un’ipocrisia di fondo quando si parla di certe questioni, specie se riguardano il mondo del porno e della prostituzione, che poi sono la stessa cosa. Ipocrisia che viene sottolineata sovente dal cinismo di certe frasi:
Eh, ma è il mestiere più antico del mondo”
Esatto, la prostituzione è antica quanto il patriarcato ed il sessismo, eppure quelli tentiamo di contrastarli, perché non facciamo lo stesso con la prostituzione? Il fatto che sia antica, e per carità si smetta di chiamarla mestiere, non ne sminuisce la gravità. Che sia nelle strade, in una casa o su di un set, la prostituzione è una forma ipocrita di istituzione patriarcale creata dal maschio per sfruttare il corpo della donna.
Tra adulti consenzienti ognuno è libero di fare ciò che vuole”
In teoria è vero, anche se il fatto che due persone siano adulte non giustifica nulla. Vediamo bene cosa succede con i femminicidi, dove entrambi sono adulti. Laddove vi sia uno sfruttatore (in questo caso uomo) ed una parte sfruttata (donna), parlare di rapporto consenziente o di concetti quali “libertà” non è sensato.
 
A certe donne piace”
Questa è decisamente la frase più fasulla. Da un bel pò di anni ci propinano la favola della prostituta “felice”, complici una manciata di donne (quando non sono trans) consenzienti a raccontare questa balla, che sfilano in tv vestite da red carpet sventolando con fierezza la propria indipendenza. Questa narrazione contraffatta cozza con tutto ciò che una donna può desiderare e che la renderebbe davvero libera e indipendente.
Ma si preferisce far parlare le solite due/tre pornostar “privilegiate”, che smistano i partner nei camerini tra attori e calciatori, pagate profumatamente e indottrinate dal magnaccia-produttore di turno per sorridere in tv ed esporre la falsa storia di quanto se la godono, di quanto sia una loro libertà, addirittura un diritto, che fare sesso col primo sconosciuto che passa sia bello. Ma tutte le altre, quelle che non possono scegliere, quelle costrette, quelle ridotte in schiavitù, quelle spinte al sesso ancora minorenni o che versano in situazioni economiche estreme? Perchè non lo chiedono a loro se è bello? L’intervistatore ne interroga una e sembra che abbiano parlato tutte, quando invece ce ne sono tante che vorrebbero farlo ma vengono zittite a suon di botte.
C’è una lobby maschile che non ha alcun interesse a fermare lo sfruttamento del corpo femminile, che insiste nel dipingere la puttana libera e autodeterminata, addirittura felice, che va a braccetto con i papponi e con i pro-prostituzione che inneggiano al ritorno delle case chiuse. L’atto in sé del pagare (siccome quello paga ha diritto di fare qualunque cosa) va di pari passo con le nostre società, tutte, che attuano all’infinito quella visione di disuguaglianza tra i sessi.
 
Nella prostituzione e nel cinema hard la violenza è una costante: in entrambi gli ambiti il maschio pretende dalla donna ciò che a qualunque altra non si sognerebbe di chiedere, e se le altre si rifiutano un motivo ci sarà! Nel porno le pose del sesso sono a dir poco assurde, violente, denigranti, e non ce n’è una che potrebbe provocare piacere a una donna, vedi ad esempio il sesso anale. Le attrici sono costrette a fingere.
Il sistema della prostituzione nel porno sottopone ragazze molto giovani a prestazioni fuori dall’usuale. E per farlo le spinge ad assumere droghe e farmaci che anestetizzano parti del corpo per sopportare il dolore. Si arriva a pagare il doppio per fare sesso senza precauzioni, perché la vita di chi si prostituisce vale poco, e c’è sempre chi è pronto a dire che se una si ammala se l’è cercata con la vita che fa.
 
La maggior parte delle ragazze hanno dichiarato di essere state abusate prima di prostituirsi e di aver avuto il loro primo approccio al sesso violento e negativo. Un pò come succede a certi ragazzini abusati che senza un aiuto psicologico non riescono a superare la violenza subita, che faticano a costruirsi una vita sessuale positiva e finiscono nelle maglie della prostituzione maschile. Altre sono uscite da famiglie problematiche e si sono trovate senza punti di riferimenti, dunque sfruttabili. Per non parlare di chi invece nel porno ci finisce proprio per pagarsi la droga, come dichiarò la nostra Lilli Carati prima di morire, e non è l’unica. Tutti questi punti dovrebbero farci capire quali siano le vere ragioni che spingono una donna ad entrare nel sistema pornografico e della prostituzione.
Eppure sono certa che qualche maschio leggendo liquiderà la faccenda insistendo che “ci sono quelle che lo fanno per scelta”, che saranno forse l’1%, o forse saranno quelle dei talk show, ma lasciamo stare che sto parlando d’altro.
Sdoganare il porno e riaprire le case chiuse significa ancora di più autorizzare questa perversione del pappone che ci guadagna sul corpo delle donne.
 
Molti maschi decantano le case come baluardo di emancipazione della donna che sceglie consapevolmente la via di vendersi al miglior offerente. Chiudere le donne nelle case significa fare un favore agli sfruttatori, permettere ai clienti di proseguire nella mercificazione al chiuso tutelando la loro privacy, quando sappiamo bene che nessuna prostituta finita in un bordello è libera, che nessuna può scegliere, che ribellarsi è quasi impossibile, e che verrà marchiata a vita dalla società come succedeva nel Medioevo; dove la tariffa del “tutto compreso” potrebbe essere banalmente sostituita dalla scritta “tutto è concesso (al cliente ovviamente)”: sesso non protetto, pratiche pericolose e svilenti, abuso su minorenni.
Poi ci sono gli stupri. Come quello denunciato da Amber Rayne (morta anche lei) e da altre 5 colleghe contro l’attore porno James Deen. E non è un caso isolato. Ma non si può nemmeno accennare allo stupro in questo campo senza che i soliti nemici delle donne si alzino in protesta, eppure la prostituzione andrebbe intesa come stupro legalizzato, legalizzato dal denaro. Il fatto di pagare una donna non significa poterne abusare o sfogare su di lei i peggiori istinti.
 
L’argomentazione diffusa nel definire la prostituzione una “cura” è un altro aspetto dell’assurda retorica usata da certi maschi che avrebbero bisogno delle prostitute per sfogare i loro istinti, evitando così di ripercuoterli su “donne rispettabili”. Perché nell’immaginario fuorviato da secoli di sfruttamento sessuale, invece di educare il maschio si preferisce dire che una prostituta non può essere rispettabile, cioè degna di rispetto, e la cosa è grave perché non richiama a nessun principio etico.
Nessun Paese al mondo ha mai intrapreso un programma serio di aiuto e prevenzione per evitare che giovani donne finiscano impigliate nelle maglie perverse di questo sistema criminale che smuove milioni. E quando una giovane muore non c’è giustificazione se non che, beh l’aveva scelta lei quella vita.
Se non facciamo chiarezza, se non teniamo accesa l’attenzione su certi temi, si resterà sempre fermi e non impediremo mai alle donne di essere strumento nelle mani di qualche maschio predatore. Abbiamo creato una rete di empatia che abbraccia tutte le categorie più disagiate ma ci soffermiamo solo su chi si prostituisce per strada. Spesso nemmeno le femministe più radicali mostrano troppa solidarietà di fronte a quello che somiglia ad un bollettino di guerra, se a morire sono le sfruttate nel porno.
Tutto cambia nelle nostre società, eppure il corpo delle donne rimane merce da comprare, tanto, dicono “è il mestiere più antico del mondo”.
 
 

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