I gesti e la comunicazione non verbale

Fabio Pandiscia  www.fabiopandiscia.it
 
fonte: splitshire
 
I gesti li possiamo dividere in: volontari e involontari. I primi, quelli volontari, sono detti ACQUISITI, in quanto abbiamo imparato a farli guardando gli altri e riproducendo, in modo COSCIENTE, quel che facevano le altre persone.
Esempi del nostro Paese sono il gesto dell’OK oppure le corna, o anche le dita “a becco d’uccello” per chiedere qualcosa.
Questi gesti sono diversi da Paese a Paese e oltretutto sono coscienti, fatti con la precisa volontà di volerli fare e quindi controllabili e molto, molto chiari – quantomeno per chi li esegue. Questi hanno un significato particolare, e a volte sono indipendenti dalla cultura di appartenenza, come l’agitare le mani per illustrare meglio un concetto. In quel caso si parla di gesti illustratori, appunto.
 
Un’importante eccezione a quanto appena detto sono gli EMBLEMI, gesti che hanno un significato molto particolare per una determinata cultura, ma sono eseguiti in modo involontario.
Gli altri sono i gesti involontari, e sono UNIVERSALI. Valgono in ogni parte del mondo e hanno sempre il medesimo significato. Anche la maggior parte di questi – con delle importanti eccezioni di cui parleremo a breve – li abbiamo imparati dagli altri, ma sono appresi a un livello molto più profondo, quello INCONSCIO, per cui, eccetto alcuni molto noti, hanno un significato meno evidente e, per molte persone che li eseguono senza pensarci, neppure tanto chiaro.
 
Sembra strano vero?  Come è possibile che FACCIAMO qualcosa ma NON SAPPIAMO PERCHÉ? Una parola la si controlla, e anche un movimento!  Giusto? In parte…
Facciamo subito un esempio che ci dimostra come non sempre facciamo un gesto e sappiamo cosa significa.
Vi siete mai grattati – o comunque avete sentito prurito – parlando con qualcuno? Scommetto di sì.  E scommettiamo anche di sapere DOVE e COME è arrivato il prurito.
Niente di volgare, state tranquilli!  Prima di tutto, una domanda: cosa è il prurito?
Non ci avete mai pensato?
O avete pensato che ci sarà di certo una spiegazione fisiologica, come il fatto di battere le palpebre, e che quindi era una cosa automatica e senza un motivo “speciale”?
In entrambi i casi, mi dispiace dirvi che avete torto!
Il prurito ha un preciso scopo, e non si presenta MAI a caso.
 
Ma adesso torniamo a concentrarci sui gesti che abbiamo quindi definiti involontari.
Possono essere controllati con uno sforzo cosciente, ma se questo non interviene comunicano in modo inequivocabile il loro messaggio. Un esempio lampante è il sorriso e, al contrario, le lacrime con il viso sofferente.  Nessuno al mondo vedendo una persona sorridere o, viceversa, piangere disperata, avrà dubbi nel comprendere se quella persona è allegra o triste: come si sa, il sorriso può essere falso, come le lacrime, ma per quanto si può essere bravi, qualche segno di distinzione fra un gesto spontaneo e uno voluto c’è sempre.
Alcuni gesti inconsci – la maggior parte – sono fatti senza pensarci, ma hanno tutti un significato molto preciso.  Bene, fino a qui dovrebbe essere tutto molto chiaro e inequivocabile. Torniamo quindi,  al prurito
 
Quando abbiamo a che fare con una persona che ci provoca delle sensazioni, spiacevoli o gradevoli – possiamo dire che capita nel 99% delle volte –, reagiamo ad esse con quello che si definisce uno SCARICO TENSIONALE. Un parolone per dire che il corpo ha bisogno di mostrare all’esterno quel che proviamo in quel momento, in modo da alleggerire il carico. Uno dei modi più diffusi per fare questo è proprio attraverso il prurito: il corpo prude in punti precisi, sempre gli stessi e sempre – quasi, poi spiegheremo le eccezioni – per gli stessi motivi scatenanti.
 
Eccetto le cause “esterne” (punture di insetti, irritazioni della pelle) , tutti gli altri pruriti si scatenano nel corpo per reazioni chimiche, richieste dal sistema nervoso, che reagiscono sulla pelle dando appunto la risposta allo stimolo: grattarsi per il prurito.
Quando ci si gratta infatti si comunica un messaggio a chiunque guardi: ho prurito in un punto preciso.  Ormai per la maggior parte di noi, dopo l’avvento della parola scritta e parlata questi gesti appaiono oscuri e casuali.
 
Ma si è osservato, attraverso esperimenti specifici, che ogni punto ha un senso preciso e comunica ESATTAMENTE un messaggio: se vi grattate un orecchio o il naso, state rendendo due idee molto diverse.
Analizzeremo ciascuna parte e la tratteremo in modo da rendere evidente, come una mappa, ogni punto del corpo e il suo significato per la nostra specie.
Come nel gioco dell’unire i puntini sui giornali di enigmistica, ogni segnale da solo è fondamentale per andare avanti, ma quasi inutile se preso da solo. Ma tutti insieme, danno una figura definita.
 

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