L’americano - Henry James

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Michael Browning


Un chiaro giorno di maggio dell’anno 1868 un signore stava comodamente allungato sul grande divano circolare che in quel tempo occupava il centro del Salon Carré del Museo del Louvre. Questo spazioso sofà è stato tolto via, ora, con gran rimpianto di tutti gli amatori di belle arti dalle ginocchia comode, ma il signore in questione aveva preso possesso di quel morbidissimo divano e, con la testa gittata all’indietro, le gambe distese, guardava intensamente la bella Madonna del Murillo portata dalla luna e godeva con beatitudine della propria agiata posizione. S’era tolto il cappello e gli aveva gittato là accanto la piccola guida rossa e un cannocchiale da teatro. Faceva caldo e, sudato pel camminare che aveva fatto, si andava passando ripetutamente il fazzoletto sulla fronte con un gesto un poco stanco. Non sembrava però uomo a cui la stanchezza fosse famigliare: lungo, slanciato, muscoloso, pareva possedere quella specie di vigore che si potrebbe chiamare «inflessibilità». Ma il trambusto che si era dato quel giorno era stato per lui di una qualità alquanto insolita, poiché spesso egli aveva compiuto grandi fatiche fisiche che lo avevano lasciato meno stanco di quel suo tranquillo passeggiare attraverso il Louvre. Aveva passato in rassegna tutti i quadri che Baedeker segnalava con un asterisco in quelle sue formidabili pagine di stampa minuta: la sua attenzione era stata estremamente affaticata, i suoi occhi erano abbagliati, ed egli sedeva là in preda ad un estetico mal di capo.
 
L' americano / Henry James ; traduzione
di Carlo Linati. - 4. ed. - Milano : A. Mondadori, 1970

 

 
 

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