Abbiamo deciso di non
perderci neppure un video di questo intraprendente autore italiano che vive a
Londra, perché i suoi lavori ci ricordano il passato, tempi eroici che ci
vedevano impazzire per le sequenze più truci di un film di Joe D’Amato (penso a
Buio omega e Antropophagus), per i film cannibalici
di Lenzi (Cannibal ferox, Mangiati vivi!) e Deodato (Cannibal holocaust), per le frattaglie
oltre ogni limite ammannite da cuochi non sopraffini (ma efficaci) come Mattei
e Fragasso. Erano gli anni Settanta e Ottanta, eravamo molto più giovani, tanto
tempo è passato, ci siamo trovati - per caso o per destino, non so - a scriver
libri su vecchi ricordi, stupendoci che fossero quasi tutti giovani gli avidi
lettori. Non solo, ci rendevamo conto che registi esordienti si gettavano
nell’impresa di rinnovare la trasgressione perduta, quella che noi scrittori
nostalgici, cercavamo di recuperare su carta, senza riuscirci. Guerrilla
Metropolitana usa la macchina da presa, fa quasi tutto da solo, scrive e
sceneggia, monta (con Peter Frank), fotografa, inventa, fa rivivere un passato
che credevamo perduto. Il suo terzo lavoro è un cortometraggio horror
sperimentale che il regista definisce girato
in stile barocco, intitolato The Baron and The Harpsichord (Il Barone e il clavicembalo), spietato e
senza redenzione, agghiacciante e crudele. Protagonista un ricco mad doctor - forse non è neppure un
medico, è soltanto un pazzo, arrogante nella sua ricchezza esibita dal volante
di un’auto di lusso - che rapisce soggetti deboli, handicappati, psichicamente
labili, esegue esperimenti efferati, massacra, amputa parti vitali, uccide. Il
forte ha la meglio sul debole, ancora una volta, sembra dire il regista. Come nei
precedenti lavori, Guerrilla Metropolitana usa il genere, mostra gesta crudeli
per compiere un discorso sociale, di taglio surrealista. Fotografia luminosa,
come se fosse un quadro espressionista, effetti speciali crudeli, recitazione
sopra le righe, sceneggiatura muta, che racconta con la forza delle immagini.
Guerrilla Metropolitana realizza la sua storia con la collaborazione del
montatore Peter Frank, entrambi sono attori in ruoli secondari del breve
filmato, un vero e proprio apologo sulla crudeltà umana. Il regista confida:
“Il mio film vuol essere scomodo e politicamente scorretto. Voglio raccontare storie
di disfunzionalità sociale, sfruttando e manipolando le immagini per portare lo
spettatore a conoscere realtà agghiaccianti che spesso vengono rimosse, se non
del tutto ignorate, illudendoci che siano lontane dalla nostra vita quotidiana”.
A mio parere ci riesce bene. Vi lascio il link al video per verificare.
https://www.youtube.com/watch?v=actfIPfMC5Q
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