Crisi ucraina: perché siamo arrivati alla guerra

 Vittorio Miranda



Crisi ucraina, alcuni antefatti: perché siamo arrivati alla guerra odierna.

Com’è noto a tutti ormai, siamo arrivati alla guerra vera e propria sul fronte ucraino. Ormai i media non parlano d’altro con buona pace delle ormai defunte stelle della virologia che magari provano anche un po’ di nostalgia della loro notorietà. Una cosa che ho avuto modo di constatare dai notiziari è che sono stati consultati tutti, ma dico tutti, meno che gli storici; ovvero coloro che avrebbero potuto portare un po’ più di chiarezza in questa situazione, perché si, ciò che accade oggi è il culminare di una serie di eventi che si trascinano dagli anni ’90 ad oggi.

Premesso che, le mie posizioni personali sono quelle di un auspicio della fine delle ostilità sul fronte ucraino il prima possibile e ben vengano i corridoi umanitari di sostegno ai profughi (veri profughi di una guerra) provenienti dall’ucraina, nella speranza che possano tornare in patria a ricongiungersi ai loro cari e ricostruirsi una vita il prima possibile, ma vanno comunque raccontanti alcuni fatti. 

Perché si, non si è arrivati alla guerra dall’oggi al domani, ma questa guerra in realtà esiste da ben otto anni. Per capire tali fattori però, occorre andare a ritroso nel tempo:

- Il 6 marzo del 1991, nella città tedesca di Bonn, si tenne un accordo in cui la nato, si impegnava con la superpotenza russa, di non espandersi oltre il fiume Oder in Polonia. Tale accordo è avvenuto in seguito alla caduta del muro di Berlino e conseguentemente allo scioglimento del patto di Varsavia. L’accordo prevedeva di non andare oltre il fiume Oder in quanto era lo spazio necessario per intercettare un eventuale attacco missilistico da parte della nato. Dirò di più, questo accordo scritto è stato reso pubblico in queste settimane dalla testata tedesca “DER SPIEGEL”.

Secondo la testata tedesca, Il documento include anche un dettaglio che contraddice le recenti dichiarazioni del segretario generale dell’Alleanza Atlantica. “Come mostra il documento, inglesi, statunitensi, tedeschi e francesi hanno convenuto che l’adesione alla NATO dei paesi dell’Europa orientale era ‘inaccettabile”, si legge nel post di Der Spiegel.

Nel documento declassificato che fa una volta per tutte chiarezza su questa controversa ma importante questione nel corso di un’altra precedente riunione, tenutasi nel 1990 nel formato due più quattro tra la Repubblica federale Tedesca e la Repubblica democratica tedesca, insieme alla Francia, all’Unione Sovietica, al Regno Unito e agli Stati Uniti per discutere l’accordo finale sul futuro della Germania, firmato a Mosca alla fine di quell’anno, i partecipanti hanno espresso che l’espansione della coalizione dovrebbe essere limitata.

Tale documento cita anche le parole del rappresentante degli Stati Uniti Raymond Seitz che afferma che “. “Abbiamo chiarito all’Unione Sovietica, nei colloqui Due più Quattro e in altri negoziati, che non intendiamo approfittare del ritiro delle truppe sovietiche dall’Europa orientale. […] La NATO non si estenderà formalmente o informalmente all’Est”. Anche questa dichiarazione non lascia dubbi sulle intenzioni dei paesi aderenti alla Nato sulla futura espansione dell’alleanza.

Il 17 maggio 1990 a Bruxelles l’allora Segretario Generale della NATO, Manfred Hermann Wörner, pronunciava le seguenti parole: “Il fatto stesso che non siamo disposti a localizzare le truppe nato al di fuori della Repubblica Federale Tedesca dà all’Unione Sovietica solide garanzie di sicurezza”. Alla luce dei fatti odierni, si può affermare che tali garanzie non sono state garantite, così come gli accordi non sono stati mantenuti a punto tale che Vladimir Putin ha chiaramente lamentato presso la NATO a giugno dello scorso anno con tale dichiarazione: “Ai tempi dell’Unione Sovietica, [all’allora capo dell’URSS, Mikhail] Gorbaciov è stato promesso, verbalmente, che non ci sarebbe stata alcuna espansione verso est della NATO. E dove sono queste promesse?”.

Nel nostro excursus, veniamo a fatti più recenti:

- 21/22 novembre 2013, vi è stato l’Euromaidan che letteralmente significa piazza europea. Una violenta protesta in seguito all’interruzione da parte dell’allora presidente dell’Ucraina Viktor Janukovyč dell’accordo di associazione (accordo che permette lo scambio commerciale con i paesi dell’UE).

- Segue la rivoluzione ucraina del 2014 in favore dell’ingresso dell’Ucraina dell’UE quando Janukovyč firmò un trattato con la Russia scatenando maggiori disordini a Kiev. Ricordiamoci che l’UE dell’epoca, era l’Unione Europea de “scordatevi il posto fisso”, “bisogna stringere la cinghia”, “ce lo chiede l’Europa”, del fallimento della Grecia. Era ed è quell’Europa, considerando che ora propone anche un ricatto di un codice a barre per avere una vita regolare.

- 16 marzo 2014, referendum sull’indipendenza della Penisola di Crimea. Il referendum passa con il 95,32% dei consensi. In seguito, il 21 marzo 2014 la Duma discusse un disegno di legge per l'adesione della Crimea alla Federazione russa.

- La deposizione del precedente presidente ucraino Viktor Janukovyč, portò ad una serie di disordini nelle zone russofone della regione del Donbass. Il 2 maggio ad Odessa vi saranno pesanti scontri tra le fazioni contrapposte fino a culminare nella nota Strage di Odessa. i manifestanti antigovernativi si rifugiarono nella Casa dei Sindacati. Questi manifestanti vennero seguiti ed aggrediti ferocemente all'interno dell'edificio dai sostenitori di Euromaidan e dai militanti di estrema destra, che successivamente circondarono l'edificio e appiccarono il fuoco.

- Nell'incendio che ne scaturì trovarono la morte 42 persone (34 uomini, 7 donne e un ragazzo di diciassette anni, alcune delle quali del tutto estranee ai fatti in quanto si trovavano all'interno dell'edificio per ragioni di lavoro. I filoucraini impedirono ai vigili del fuoco di accedere all'area per poter intervenire. I pochi che riuscirono in maniera fortunosa a fuggire dall'incendio furono linciati dai militanti neonazisti che circondavano il palazzo. Alla fine del rogo i testimoni trovarono i corpi carbonizzati dei manifestanti aggrediti e cadaveri di donne seviziate e violentate, tra cui una donna incinta strangolata con dei cavi telefonici. Si scoprì che tra le vittime del massacro vi erano anche persone colpite da armi da fuoco e mutilate con armi da taglio. 

Nessuna causa internazionale fu intentata.

- L'11 maggio 2014, il referendum per l’indipendenza dall’Ucraina, è svolto in tre regioni ucraine:

Oblast di Doneck (79%), Oblast di Luhansk (86%) e Oblast di Charkiv (60%) è stata sollevata una domanda, in lingua ucraina e russa:

«Sostieni l'atto di indipendenza statale della Repubblica popolare?»

Le opzioni di risposta erano Sì o No. Vinse il “si” con la percentuale dei consensi sopraindicati.

Una volta proclamata l'indipendenza, le repubbliche di Doneck e Lugansk non riuscirono a prendere il controllo della totalità dei rispettivi oblast, che furono prontamente presidiati dalle Forze Armate ucraine.

Il 24 maggio 2014 Doneck e Lugansk indissero un referendum per unirsi, formando così un'unica entità statale, che sarebbe stato lo Stato federale della Nuova Russia, che venne ratificato con il favore dell'89% della popolazione. Tuttavia, a causa del persistere del conflitto contro l'Ucraina, la Nuova Russia venne accantonata un anno più tardi, con la sospensione del progetto annunciata il 20 maggio 2015 e il ritorno delle due repubbliche come entità separate.

In seguito agli svariati scontri tra filogovernativi e separatisti che riescono prendere il controllo di molte piccole città, il governo scatenò la controffensiva schierando l’esercito regolare russo. Il presidente della Federazione Russa Vladimir Putin già ai tempi dell’euromaidan ha accusato NATO e UE di finanziare gli scontri, vista la virata pro-Russia che si ha assistito con l’elezione dell’ex presidente Viktor Janukovyč nel 2010. Sembra non avesse poi così torto visto gli armamenti in ucraina della NATO adesso arrivano esplicitamente.

La posizione antiguerra è sempre confermata, ma come mai nessuno in queste delle posizioni pro-pace chiede alla NATO di arretrare? Considerando che i media parlano di un Putin demonio, ma dimenticano che la terza guerra mondiale era stata scongiurata proprio da lui anzitempo, nel 2015, quando l’intero blocco NATO aveva deciso di andare in Siria al fianco di Al Qaeda, appoggiando i terroristi durante la guerra civile, additando il suo presidente Bashar al-Assad esattamente come i media additando oggi Putin. Ricordiamoci che quella guerra voluta da Barack Obama è stata evitata perché la Russia schierò la propria flotta sul porto di Damasco.

In conclusione, il mio pensiero che siete liberissimi di avere la posizione che più vi aggrada, ma informatevi bene sui fatti prima di prenderne una.

1 تعليقات

  1. la questione é nota, ancora da prima delle recenti rivelazioni di Der Spiegel. In molti siti si trovano informazioni: tra i tanti questo, che é dettagliato ed esaustivo: http://sakeritalia.it/europa/espansione-della-nato-cosa-ha-sentito-gorbaciov/ da cui deduco:
    - i documenti sono resoconti di incontri avvenuti nel 1990 nei quali si citano intenzioni e promesse. Nulla di scritto e firmato e la storia si fa con gli scritti e le firme. L'interlocutore era Michail Gorbačëv che trattava a nome di un entità politica che si é disciolta successivamente (e repentinamente) dopo quegli incontri, nel dicembre 1991. Gorbačëv, non ha mai rappresentato la Russia, ma solo l'URSS. Si citano - a giustificazione di guerre ed invasioni - promesse e patti fatti più di trent'anni fa, non sottoscritti, tra rappresentanti politicamente orami dismessi da molti anni (molti sono morti) a nome della Russia di un russo che sarà anche stato "preso in giro perché ingenuo", ma non poteva e non può rappresentare la Russia, nata proprio dal suo fallimento politico.
    Un altro problema che andrebbe anche considerato, sempre relativo al voler identificare la Russia come unica legittima erede dell'Unione Sovietica, sono documenti, non ancora desecretati, che dimostrerebbero il non diritto della Russia di sedere come membro permanente del Consiglio di Sicurezza UN. З повагою

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