Cos'è l'aporofobia? Il rifiuto verso i poveri

 

   Francine Arioza


      Cos'è l'aporofobia e quando è nato questo termine?




 

Il termine aporofobia fu usato per la prima volta a metà degli anni Novanta dalla filosofa spagnola Adela Cortina, che tra gli altri argomenti studiati da lei c’era l'avversione verso i poveri. Nel 2017 è stata scelta come parola dell'anno dalla Fundación del Español Urgente e nello stesso anno è stata integrata nel dizionario della lingua spagnola.

 

Il termine deriva dalle parole greche á-poros [povero] + phobos [paura]. Proprio come il termine xenofobia, che significa avversione o paura nei confronti degli stranieri, Cortina ha cercato una parola che potesse descrivere il rifiuto dei poveri. Sostiene però per quanto riguarda la xenofobia che la vera “fobia” è diretta solo contro gli stranieri poveri e non contro coloro che hanno risorse economiche o buone condizioni di vita.

L'aporofobia è un sentimento sempre presente nell'essere umano, secondo Adela Cortina. Questa paura dei poveri fa parte della nostra struttura di pensiero, ma può essere cambiata attraverso l'educazione, "Succede anche ai rifugiati, che muoiono nel Mediterraneo, perché i paesi europei si rifiutano di aiutarli." Per James Moura Jr., dottore in psicologia sociale presso l'Università Federale del Rio Grande do Sul e ricercatore ospite al Boston College negli USA, che studia le conseguenze dell'aporofobia, è necessario comprendere la povertà da una prospettiva multidimensionale per analizzarne alcuni impatti sottili di questo pregiudizio.

Quando pensiamo all'idea delle soglie di povertà, è il denaro che viene usato come sovrano. Ma la filosofa ed economista Amartya Sen porta nel dibattito la comprensione che la povertà dovrebbe essere intesa come deprivazione in un modo più ampio, al di là della povertà finanziaria. “In questo caso, la persona è privata di modi di essere e di agire – ad esempio, la mancanza di accesso all’istruzione, alla mobilità e alla cultura. Pertanto, è possibile essere considerati poveri in una prospettiva multidimensionale. È un modo più ampio di comprendere la povertà”, aggiunge, affermando che è per questo che molte persone potrebbero non sentirsi accolte in un luogo anche quando se lo possono permettere.

 

Da dove proviene l'aporofobia?

Il dottore Moura Jr. spiega che gran parte della nostra identità è il risultato della costruzione sociale. “Sebbene abbiamo una singolarità, la nostra empatia con gli altri individui si basa su una costruzione gerarchica che è ancora segnata dalle tracce dei periodi di grande navigazione”. Questo dottore spiega che durante il periodo di colonizzazione era comune vedere le persone come più o meno umane a seconda della loro etnia, il che si rifletteva nei rapporti tra europei e popoli colonizzati e ridotti in schiavitù. Questo influenza ancora oggi la mentalità di molti, anche se inconsciamente.

 

Basti pensare alla schiavitù e alla sua abolizione che non sono avvenuti non così lontani. L’ abolizione della schiavitù in Brasile avvenne con la firma della Lei Áurea il 13 maggio 1888. Tuttavia, l’estinzione del lavoro schiavo fu un lungo processo che si svolse per tutta la seconda metà del XIX secolo, quando le preoccupazioni riguardanti l’uso di schiavitù entrò nel dibattito pubblico e l’Inghilterra fece pressione sulle nazioni per porre fine alla tratta degli schiavi attraverso l’Atlantico. L’abolizione non ha risolto il problema della disuguaglianza sociale e razziale nel paese. La preferenza per gli immigrati europei, le poche opportunità per gli ex schiavi hanno provocato una disuguaglianza sociale che ha rafforzato il razzismo che purtroppo è presente fino ai giorni nostri. "Quando un caso di omicidio avviene nelle classi superiori, che sono per lo più bianche, c'è un tumulto nazionale. Ma la stessa empatia non esiste quando ciò accade con le popolazioni periferiche, indigene e nere", afferma.

 

In questo modo, l'aporofobia si manifesta in modo sistemico. Un altro motivo che può causare l'apofobia è la prospettiva di paura. Questa prospettiva mette in relazione la povertà con la criminalità, la prostituzione, l'uso di droghe, la violenza e la disgregazione delle famiglie. Questa associazione di pregiudizi può portare alcune persone a temere i poveri, specialmente nelle aree con alti tassi di criminalità. Questa rappresentazione stigmatizzata dei poveri può contribuire all'aporofobia. Gli stigmi e gli stereotipi negativi sono altre cause rilevanti, ovvero la diffusione di immagine dei poveri come pigri, disonesti o responsabili della propria condizione. A questo proposito, la percezione pubblica è fortemente influenzata anche dalla rappresentazione negativa dei poveri nei media e nella cultura di massa.

 Prendiamo come esempio la saga horror The Purge-La notte del giudizio”: Per mantenere i tassi di criminalità e disoccupazione bassi, il governo ha istituito un periodo annuale di dodici ore chiamato "Lo Sfogo" (The Purge) durante il quale vengono sospesi tutti i servizi sanitarie e di pubblica sicurezza e tutte le attività criminali, incluso l'omicidio, diventano legali. I ricchi si proteggono, hanno i bunker e abbastanza armi per difendersi, divertendosi a “pulire” il Paese facendo fuori i più disagiati. Con questo sfogo i più poveri non avendo i mezzi per difendersi vengono uccisi, così si assiste ad una situazione socioeconomica ottimale, con un indice di disoccupazione ai minimi storici e una criminalità quasi azzerata.  

 

Pensando all’architettura, per esempio ai luoghi e alle costruzioni, l'esistenza di ascensori negli edifici più “Chic” e la sua assenza in luoghi periferici, è un segno di questo pregiudizio, così come le stanze delle colf e domestiche, che sono collocate sempre in luoghi nascosti lontane dalle altre stanze della casa. La parola aporofobia ha attirato l'attenzione con le accuse mosse dal prete brasiliani Júlio Lancellotti.

Tra le foto postate sulla sua social mostra elementi della cosiddetta “architettura anti-poveri”, che impediscono, negli spazi pubblici, la permanenza, il riposo o il passaggio delle persone senza dimora. Il parroco denuncia inoltre i mercati e i negozi che chiedono ai loro clienti di non aiutare i senzatetto. Questo tipo di richiesta è un altro esempio di aporofobia." In alcuni Stati del Brasile, per esempio, è vietato dare e chiedere le elemosine, con multe fino a due mila reais.

 

Quali potrebbero essere le soluzioni?

Le possibili soluzioni all'aporofobia includono l'educazione etica, che rende le persone consapevoli dell'importanza della compassione e dell’empatia per gli altri, e politiche pubbliche che garantiscano un reddito minimo alla popolazione che vive in condizioni di povertà estrema.

 

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