L’ Architettura è morta

 The Paradox of Panda


fonte: Barry Lindon, Stanley Kubrick


«L’Architettura è morta!» – con questo annuncio che strizza l’occhio a Nietzsche, possiamo finalmente liberarci di un corpo che da tempo prega di essere seppellito. Badate bene: non si tratta di un attacco gratuito al concetto di “Architettura” – sarebbe troppo facile e ingeneroso. No, ciò che annuncio è una constatazione. L’Architettura è morta, e lo si dice senza scandalo, come si parla di qualcosa di inevitabile. Un fatto che, forse, sapevamo già, ma che continuiamo ostinatamente a ignorare. Intanto, l’odore di formaldeide impregna i nostri salotti patinati, pieni di sguardi altezzosi e di citazioni stanche.

Che sia accaduto quando abbiamo cominciato a citare Aldo Rossi più di quanto lo leggessimo davvero? Oppure quando il progettare è diventato un pensiero onirico più che un atto concreto? Una cosa è certa: l’arma del delitto è stata l’eccesso di astrazione. Eppure, dentro i «nostri» luoghi, si continua a evocarla come se fossimo adepti di un rito antico: ne celebriamo le liturgie con un linguaggio sempre più ermetico, quasi iniziatico. L’Architettura è morta lentamente: da strumento progettuale, fisico, a espediente linguistico. Da guida concreta alla costruzione a pretesto per una conversazione autoreferenziale. Serve più a sostenere posizioni accademiche che a rispondere alle necessità della città reale, che nel frattempo cambia, si trasforma, pulsa.

E noi? Noi restiamo lì, fermi, a rifletterci nel nostro stesso linguaggio – come Narciso davanti allo stagno. Basta con i discorsi filosofici destinati solo ad altri filosofi: sono eleganti, certo, ma sterili se restano sospesi. Abbiamo ucciso l’Architettura: seppelliamola, diamogli un funerale, e proseguiamo. Nel tempo, l’abbiamo resa quasi inaccessibile, coprendola di un lessico che confonde profondità con oscurità, complessità con opacità. Ma si può essere profondi anche parlando con chiarezza: non è un tradimento del pensiero – anzi, è un atto di responsabilità.

L’architetto non perde nulla del proprio valore intellettuale se si rivolge a chi non è addetto ai lavori. Al contrario, ritrova il proprio ruolo nella società. Non è il custode di una formula, ma colui che trasforma le idee in luoghi. Che sa dare forma alla visione. Che sa coniugare teoria e materia. L’Architettura è morta, sì. Ma – e qui sta il punto – era solo un’Architettura. Uno stile, un’epoca, un’idea. Ora tocca a noi inventarne un’altra, una che servi, non che riempia.


" The Paradox of Panda è un Blog Sociale. È inutile.

 Ma oggi, dove tutto è diventato estremamente utile, è necessario avere qualcosa che non lo sia."

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