di Paolo Cirica
CASERTA, 28 aprile 2009 – «Non siamo riusciti a vederlo. Forse dovremmo aspettare che esca come home video? Ciò è inammissibile in un Paese che si proclama democratico. Così abbiamo deciso di creare un gruppo su Facebook dal titolo `Rivogliamo Fortapàsc nelle sale siciliane», afferma una ragazza catanese che l´8 aprile, dando un´occhiata su internet e leggendo che il film era in programmazione solo al cinema Corsaro (di Catania), si fionda a vederlo. Ma con sua sorpresa si trova davanti il cartello: «Oggi sala riservata», aggiungendo poi che «il 12 già non c´era più». Qualche giorno dopo telefona al cinema chiedendo per quanti giorni fosse rimasto il film nella sala e se avevano avuto affluenza. Risposta sbrigativa del centralinista: «Non saprei, credo una settimana, so solo che ora qui non lo diamo più, veda sul giornale se c´è da qualche altra parte».
Sabato 25 aprile, il film è a Milano (e provincia) e a Roma (e provincia); mentre a Treviso, Venezia, Firenze, Bologna, Torino neanche l'ombra, forse per mancata promozione? A Napoli, Salerno c´è, per fortuna, dato che la storia è di un loro conterraneo. Restano a bocca asciutta anche Bari, Taranto, Potenza, Reggio Calabria, Palermo, Siracusa, Ragusa. Nel catanese un´eccezione, è riapparso in un paesino della provincia: a Riposto, grazie al cinema Musmeci.
Andrea Purgatori, lo sceneggiatore del film, ha scritto su Facebook di segnalare il fatto (che "Fortapàsc" già a Pasqua non fosse più nelle sale siciliane e non solo quelle) inviando una mail all´indirizzo di posta della `01Distribution´: info@01distribution.it. Ha poi ringraziato di cuore tutti coloro che si sono interessati a questo film e che vorrebbero vederlo. «L´ho inviata», risponde Simona, «anche noi» scrivono su Facebook Annalisa, Cristina e Paola. Nessuna risposta però.
Sappiamo che il 20 marzo è uscito in Campania, il 27 era in quindici sale su tutto il territorio nazionale. Troppo poche infatti in molti si sono lamentati: «Al mio rientro da Perugia l´ho cercato a Palermo, ma niente», racconta Silvia. E a Firenze Paolo: «Sono andato il 13 aprile al cinema e non c´era». Ed Enzo: «A Catania è durato quanto un lampo». E ancora, Michele a Bari: «C´è stato solo qualche giorno». Si potrebbe pensare che sia stato repentinamente ritirato dalle sale per via della richiesta di sequestro in atto. Ma a Milano è rimasto ininterrottamente all´Anteo, dice Francesca: «Guai se lo tolgono, è bellissimo e significativo». E a Roma al Nuovo Sacher di Moretti. Forse allora la pellicola non ha coperto bene il sud, perché si sapeva non avrebbe avuto nessuna affluenza ai botteghini? Forse è che qui non abbiamo Moretti? Ma di solito anche ai film di «peggior audience» non gli viene dato del tempo (e dello spazio) per farsi conoscere? Cosa sia successo dunque non lo si riesce a capire.
Almeno tentiamo di spiegare in cosa consista la contestazione del giornalista Mino Jouakim. Ai tempi in cui accaddero i fatti (1985) era caporedattore de Il Mattino e diretto superiore di Siani. Ha inoltrato richiesta al Tribunale di Napoli per il sequestro del film su tutto il territorio nazionale, perché lamenta che, nella ricostruzione della storia di Giancarlo Siani, il personaggio di Sasà, responsabile dell´inventata redazione di Torre Annunziata, che in realtà si trovava a Castellammare, sarebbe «chiaramente riconducibile alla mia persona e falsamente rappresentato come un capo di scarsa moralità che invita ripetutamente Siani a fare il giornalista-impiegato piuttosto che il giornalista-giornalista».
«I nomi veri e i personaggi reali li abbiamo lasciati ai camorristi e a Giancarlo, poi attorno si son creati degli pseudonimi e costruito un pò i ruoli, dato che non doveva essere un documentario», afferma Andrea Purgatori. E Marco Risi dichiara «di non aver voluto offendere nessuno», ma spiega che «il cinema ha bisogno di inventare, drammatizzare, creare simboli perché è finzione anche quando rievoca fatti realmente accaduti». Infatti «abbiamo spostato la redazione proprio per evitare riferimenti troppo precisi. Il personaggio di Sasà ci serviva per creare un contrasto tra il giovane idealista e l´uomo maturo più disincantato; "Fortapasc" dovrebbe essere mostrato nelle scuole, altro che sequestro».
Ma cos´è "Fortapàsc" di Marco Risi? E´ un film che racconta di un "Forte" - l´hinterland napoletano nel ´85 (anche se sempre attuale) - preso d´assalto dai traffici illeciti, dalla droga, dall´avaria dei valori umani... in cui fa capolino un ragazzo, occhialuto e forse a tratti impacciato, ma con forti ideali e valori etici, che magari ogni tanto si perde in qualche sbandata amorosa, ma che al primo posto mette sempre l´atavico proposito del mestiere del giornalista: cercare e scrivere la verità.
Un altro film che racconta la storia di Siani e che non ha avuto vita facile, per via della censura che non lo fece uscire nelle sale, è "E io ti seguo” (2003) di Maurizio Fiume, in cui viene riportata una frase clou che ripeteva spesso Siani: «Io non voglio conoscere tutta la verità, ma mi piacerebbe poterla scrivere», un´affermazione di certo paradossale, perché se non conosci la verità non la puoi scrivere, ma anche molto provocatoria, di un giovane che nel 1985 fu assassinato dalla camorra mentre risulta stesse lavorando ad un libro, mai ritrovato, sui rapporti tra politica e camorra negli appalti per la ricostruzione post-terremoto.
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