Intesa Fiat-Chrysler. Bell’affare solo per i dirigenti?

di Valeria Del Forno

Dalla partership Fiat-Chrysler, l'azienda USA potrà giovarsi grazie alle tecnologie ecologiche portate in dote dal Lingotto. L’intesa sarà altrettanto risolutiva dei problemi in Italia? Gli operai e i sindacati vogliono chiarezza: "Sarebbe assurdo salvare posti negli Usa e perderli in Italia".

Quattro anni fa il divorzio da General Motors e ora Fiat ritorna sul mercato americano per giocare un ruolo chiave per rilanciare l'economia Usa.
Il giudizio di Obama è lusinghiero nei confronti dell'azienda e del suo management, parole che in sostanza decretano l'approvazione da parte del presidente americano di una partnership tra Chrysler e Fiat, partnership di cui l'azienda USA potrà giovarsi grazie alle tecnologie portate in dote dal Lingotto. Obama, non ha dato retta alle critiche e ha deciso di «mettere la faccia» su questa operazione: ha detto esplicitamente che la tecnologia Fiat è l'ultima speranza per Chrysler e ha promesso 6 miliardi di dollari di finanziamento pubblico. A Fiat e Chrysler sono stati dati 30 giorni di tempo per siglare l'accordo, dopodichè, se verrà presentato alla Casa Bianca un piano industriale credibile, il governo americano dovrebbe concedere i finanziamenti promessi. Altrimenti resterà solo la via del fallimento. La commissione ha però rigettato la partnership così come prevista nella lettera d'intenti firmata circa due mesi fa. La quota che Fiat acquisirà sarà inferiore al 35% (si parla di un 20%). Inoltre Chrysler potrebbe essere costretta, prima di poter ricevere i fondi statali, a un fallimento "pilotato" in modo da ripulire i bilanci da debiti non garantiti


AUTO ECOLOGICHE SEMPRE PIU’ SEDUCENTI
Il presidente Obama ha parlato della forza di mezzi sempre più ecologici come quelli prodotti nel nostro Paese. E’ la conferma del fatto che la sfida per la mobilità sostenibile, così come quella per le energie alternative, sono una delle chiavi essenziali per uscire dalla crisi con slancio.
La Fiat ha avvistato per tempo questa tendenza ancor prima che Bruxelles cominciasse a tuonare contro le emissioni di CO2 e ha deciso di cavalcarla. «In realtà siamo partiti undici anni fa con la Multipla a metano», ricorda Lorenzo Sistino, ad di Fiat Automobiles. Ma poi sono arrivate le altre: Panda, Punto, Grande Punto, Doblò, Multipla e adesso anche il Ducato. Tra qualche mese ci sarà una Panda Cross alimentata a metano e per fine anno sarà la volta della piccola Qubo.

L’attenzione al contenimento dei consumi e delle emissioni si è tradotta anche in incremento delle vendite. Molti automobilisti si allontanano dal gasolio che rivela una certa flessione rispetto al passato. Coloro che percorrono tanti chilometri ogni anno scelgono il diesel, ma l’interesse diminuisce a tutto vantaggio delle auto alimentate a Gpl e a metano che risultano economicamente più convenienti non soltanto rispetto alla benzina, ma ormai anche rispetto al gasolio. I motori metano e Gpl piacciono ai consumatori e risolvono i grossi problemi dei costruttori. C’ è quindi una convergenza di interessi. È vero che un’auto a metano costa 3.600 euro in più ma questa differenza è annullata dagli incentivi.
Per valutare se e quanto si risparmia complessivamente (in euro) guidando una vettura a gasolio, a Gpl oppure a metano, rispetto all’analoga auto a benzina, bisogna innanzitutto considerare la percorrenza media annua. È necessario stimare per quanto tempo si intende tenere, o mantenere, la vettura. Infine vanno calcolati tutti i costi: dal possesso del bene alla svalutazione nel tempo e agli oneri finanziari per l’acquisto.Se consideriamo di tenere il veicolo per un periodo minimo di 5 anni e di percorrere tra i 10 e i 20mila km l’anno, il diesel è più conveniente del benzina (nell’intero ciclo di vita) soltanto per il 20% circa dei modelli, contro il 35% di un paio di anni fa. Ma se si vuole davvero risparmiare, le vetture alimentate a Gpl o a metano sono sempre più convenienti, anche senza calcolare eventuali incentivi statali o locali sia per la rottamazione sia per l’alimentazione a gas. Superato lo scoglio dell’installazione a bordo (quando non è offerta di serie), il principale vantaggio offerto da questo tipo di alimentazione è il costo del carburante: il Gpl costa nettamente meno della benzina (0,63 euro contro 1,36) anche se la percorrenza e, in certi casi, le prestazioni sono leggermente inferiori.
L’azienda torinese vi ha prestato attenzione, inserendo nella sua offerta una gamma specifica composta da Punto, Bravo e Panda.
Fiat ha calcolato poi che fare 100 chilometri col metano costa la metà che farli con la benzina: 26 euro contro 50 per un percorso come Torino-Roma. Nella scala della minore pericolosità il metano segue il diesel ed è prima della benzina, la doppia alimentazione permette percorrenze anche di 1.300 chilometri, emette quasi zero articolato e non è soggetto ai blocchi del traffico grazie alle caratteristiche ecologiche.
Gli impianti che erogano il gas di petrolio liquefatto sono in costante aumento: sono già saliti a 2.310. Quelli a metano sono 656, con altri 200 in fase di avvio. La regione italiana con più distributori per il metano è l’Emilia Romagna con 109 impianti, seguita dal Veneto (85), dalla Toscana (80) e dalla Lombardia (60).

Questa che Sistino definisce una «scelta intelligente» parlando appunto della pronta e progressiva conversione di Fiat, a quanto si può capire, non è un fenomeno isolato. Qualche cifra: nei primi due mesi di quest’anno — dunque in piena crisi e con meno di due settimane di incentivi — le auto benzinaGpl immatricolate sono state 20.811 contro le 9.299 dello stesso periodo 2008; quelle benzinametano sono state 15.926 contro 12.788.Il crescendo, per la verità, è cominciato prima della crisi: le 3.480 vetture benzinaGpl immatricolate nel 2006 sono diventate 29.990 l’anno successivo, 73.672 nel 2008 ed è ragionevole pensare che questo trend non debba invertire la sua marcia nel corso del 2009. Anzi c’è una progressione che spinge sempre di più i costruttori a puntare sui combustibili poco inquinanti, sia pure con i limiti, derivanti dalla ancora inadeguata rete di distribuzione.


ACCORDO CHRYSLER E' IL RICONOSCIMENTO DELL’ IMPRESA ITALIANA
Più precisamente è una vittoria del Centro ricerche Fiat, che ha subito messo in campo nuove sinergie, con ricadute positive sul territorio: a Torino, il vicepresidente di Gm Powertrain Europe, Mike Arcamone ha appena siglato un'intesa con Politecnico e regione Piemonte per l'avvio di nuove ricerche. Ed è proprio la ricerca il fattore strategico sul quale cinque anni fa Marchionne investito, determinando una svolta nel gruppo. Svolta che lo stesso Obama gli ha riconosciuto e ha lodato nel suo discorso.
Sergio Marchionne ringrazia "pubblicamente il Presidente Obama a nome di tutto il management del Gruppo Fiat per le parole di apprezzamento che ha avuto nei confronti del lavoro fatto negli ultimi cinque anni e per il suo incoraggiamento a finalizzare una solida alleanza tra Chrysler e Fiat".
“Le tecnologie ecologiche -ha spiegato l'Ad Fiat- e le piattaforme per vetture medio-piccole sviluppate da Fiat giocheranno un ruolo fondamentale nel ricostruire uno stretto rapporto tra i marchi del Gruppo Chrysler e i consumatori americani". Per l'amministratore delegato della Fiat l'alleanza " riuscirà ad accelerare in modo significativo gli sforzi per produrre veicoli a basso consumo, portando quindi ad un più rapido rimborso dei fondi pubblici messi a disposizione della società americana". "I colloqui con la Task Force del Presidente Obama - continua Marchionne - sono stati serrati ma leali. Siamo convinti di poter conseguire un risultato che, assegnando la giusta priorità alla restituzione dei fondi dei contribuenti, darà un futuro credibile a questo settore industriale che è cruciale per l'economia. Siamo davvero felici che Fiat possa giocare un ruolo chiave in questo importante sforzo.”


COSA ACCADRA’ ORA?
Tra i primi risultati della storica intesa tra le due case automobilistiche, si assisterà allo sbarco oltre Oceano della Fiat 500 e dell'Alfa Mito e l'utilizzo dei motori del Gruppo Fiat nelle auto elettriche Chrysler di prossima generazione che li useranno per estendere l'autonomia delle normali batterie. Sono in molti a sostenere che dalla collaborazione tra Chrysler e Fiat potrebbe nascere qualcosa mai visto prima nel mondo dell'automobilismo. Il mix di prodotto possibile dall'intreccio di Chrysler e Fiat (gigantesche monovolume e maxi fuoristrada da una parte, city car e sportive dall'altra) è un'incredibile gamma di prodotti che spazierebbe dalla Jeep Grand Cherokee alla 500, dalla Ferrari 599 GTB alla Grand Voyager. Grandi benefici sono anche attesi dai possibili risparmi con i fornitori e dalle economie di scala sulla componentistica. Parecchie sono quindi le strategie possibili fra la gigantesca rete commerciale di Chrysler che solo negli Usa conta 3300 concessionarie e quella del Gruppo italiano da 500 punti vendita in Italia, soprattutto se pensiamo che fra due anni resteranno sei costruttori globali. Lo sfoltimento è in corso: Saab, Volvo e Opel sono "in vendita".
D'altra parte già il vecchio matrimonio Fiat-General Motors fece intravedere quali vantaggi può avere una singola marca: il colosso di Detroit - allora carente di motori diesel - riuscì a lanciare una lunga serie di modelli con il fantastico MultiJet Fiat, mentre la marca del Lingotto in poco tempo riuscì a ridare un'ammiraglia alla Fiat grazie al pianale americano. Fu solo un assaggio, però, perché poi il matrimonio si interruppe. Ma stavolta ci sono tutte le premesse affinchè l'unione sia più stabile.


OPERAI FIAT: L’INTESA NON CAMBIERA’ MOLTO PER L’ITALIA E PER I LAVORATORI
La Fiat fa molto affidamento sull’intesa con Chrysler. E' necessario, però, verificare se le condizioni poste dall’amministrazione americana siano anche risolutive dei problemi che l'azienda torinese ha in Italia. A questo proposito, gli operai di Mirafiori, lo stabilimento più grande della Fiat, esprimono la loro perplessità e ne spiegano le ragioni: i problemi, per loro, sono il reddito e l’occupazione e, su entrambi i fronti, "quell’intesa non avrà alcun effetto”. Sono in molti a pensarla così.
C’è chi parla di bell’affare solo per i dirigenti di Fiat e di Chrysler: l’intesa potrebbe anche essere positiva per la Fiat ma l’accordo è solo finanziario, non produttivo per Torino. Opinione condivisa anche dal segretario generale della Fiom torinese, Giorgio Airaudo: “È un’opportunità per la Fiat, ma bisogna verificare se le condizioni siano più impegnative di quanto il Lingotto avesse immaginato. Non bisogna sottrarre risorse agli investimenti in Italia e in Europa". Ancora operai disillusi: "Invece di dare una mano all’industria italiana, noi cosa facciamo? Andiamo ad aiutare le aziende americane. E poi gli incentivi all’auto non servono a niente. Noi operai guadagniamo 900 euro al mese e adesso c’è pure la cassa. Ultima cosa: i sindacati non servono a niente".
QUALCHE NOTA DI OTTIMISMO. Le opportunità le vede Roberto Di Maulo, numero uno della Fismic, secondo il quale "l’alleanza fornirà nel breve periodo opportunità di lavoro agli stabilimenti italiani perchè l’Alfa andrà sul mercato Usa". Anche qualche operaio è più ottimista:” Se va a finire come con General Motors serve a poco. Se invece a Mirafiori arrivasse un nuovo modello, anche marchiato Chrysler, allora le cose potrebbero cambiare. Del resto la Fiat produce in Polonia più auto che in Italia. Con questo ho detto tutto"

E' certo che con questa alleanza si salveranno tanti posti di lavoro negli Stati Uniti. Si chiedono però quale sarà il loro futuro anche i lavoratori i italiani e con loro i sindacati. L'unica garanzia offerta dall'amministratore delegato del Lingotto riguarda lo stabilimento torinese di Mirafiori. E tutte le altre fabbriche? Che ne sarà di insediamenti produttivi come quello siciliano di Termini Imerese, o quello napoletano di Pomigliano d'Arco? Sarebbe assurdo partecipare alla salvezza di posti di lavoro in America e, nel contempo, perderli nel nostro Paese.

2 Commenti

  1. nello stabilimento di pomigliano farei la nuova ALFA ROMEO GIULIA e la FUTURA LANCIA FULVIA invece a termini imerese farei la piccola FIAT TOPOLINO e la nuova FIAT UNO

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  2. La fiat a fatto una grandissima manovra con chrysler ma adesso nn deve chiudere ne pomigliano ne termini imerese

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