MiTo Settembre Musica: tra Torino e Milano si spende il grande festival della musica, un catalogo di nomi certificati ed eccellenti
Il Festival Internazionale della Musica diventa un Mito: Settembre Musica, il festival nato a Torino nel 1978 da un'invenzione di Giorgio Balmas da tre anni non è più interamente sabaudo ma si divide tra le due città amiche-rivali di Torino e Milano di cui prende le prime due lettere per l'acronimo di battesimo (speriamo non si aggiunga Genova, in un triangolo che, se non maledetto sarebbe quantomeno preoccupante).
Balmas, scomparso quasi tre anni fa, era un torinese che sapeva inventare: dall'Unione Musicale Studentesca del 1946 (poi e ancora oggi Unione Musicale, una delle sette sorelle del grande management nazional-concertistico-classico) ai Punti Verdi spettacoli nei parchi cittadini per i torinesi rimasti in città in estate, un successo ed un esempio ben presto copiato (in anticipo di un anno sulla più famosa e discussa Estate Romana del risorgente Renato Nicolini, allora Assessore alla Cultura, ma si sa che Roma è Caput Mundi e i torinesi sono riservati e discreti) a Settembre Musica, nato usando come grimaldello per trovare una cifra sensibile per i bilanci della città (la austera giunta comunista di Diego Novelli) in occasione di un evento turistico-religioso: l'ostensione della Sindone.
E ancora la sovrintendenza al Teatro Regio, i Concerti del Lingotto, l'Istituto Musicale Città di Rivoli (un comune limitrofo dove c'è il più importante Museo d'Arte Contemporanea italiano) e Maison Musique.
MiTo 2009, il miglior festival musicale italiano, per il terzo anno successivo ci propone un programma eccellente e certificato. Surfando agilmente l'onda della globalizzazione non si fa travolgere dalle correnti insidiose dei tagli feroci alla cultura e offre ai nostri sguardi (l'immagine, si sa, arriva prima) nei viali della città le affiche con i volti famigliari e conosciutissimi di Paolo Conte e Beethoven, che si affiancano nella nostra memoria a quelli di Stefano Bollani e Riccardo Muti e degli sconosciuti esotici musicisti che vengono da altri continenti dopo essere passati per le capitali culturali europee che rilasciano il nulla osta culturale: lo Schengen dell'arte include Torino.
MiTo del mito ha la grandezza e la rassicurante prevedibilità; é un catalogo su carta patinata di prodotti griffati. Nel mito disincarnato, non vivente - ma vissuto come tale - non c'è rischio: chi ha rischiato comunque ormai è passato, e chi ha rischiato e sbagliato è scomparso, muto ed invisibile.
C'è chi sa inventare e c'è chi vive delle invenzione degli altri: finché dura.
Un grande musicista dei nostri tempi, troppo trascurato, volto straordinariamente fotogenico anche se sconosciuto (finchè a New York, Londra, Berlino, Parigi, Oslo qualcuno non lo sdoganerà), ha detto: “ ...e che cosa é la civiltà: o uno inventa o muore.” (Morton Feldman, intervista su Musica Realtà n.19 aprile 1986, p.57).
Settembre Musica-Mito ha trent'anni di storia eccellente alle spalle, ha credito e competenze, avrebbe la forza di anticipare, inventare e imporre qualcosa.
Aspettiamo di vedere, illusi come sempre, sui manifesti che tappezzeranno i viali alberati della ex Caput Italiae - nel suo 150mo compleanno - visi ancora sconosciuti; speriamo di ascoltare suoni nuovi. Si tratta di far nascere talvolta, oltre a a diffondere, far vivere e sopravvivere.
Si tratta d'inventare.
Giuseppe Gavazza, 24 luglio 2009
Balmas, scomparso quasi tre anni fa, era un torinese che sapeva inventare: dall'Unione Musicale Studentesca del 1946 (poi e ancora oggi Unione Musicale, una delle sette sorelle del grande management nazional-concertistico-classico) ai Punti Verdi spettacoli nei parchi cittadini per i torinesi rimasti in città in estate, un successo ed un esempio ben presto copiato (in anticipo di un anno sulla più famosa e discussa Estate Romana del risorgente Renato Nicolini, allora Assessore alla Cultura, ma si sa che Roma è Caput Mundi e i torinesi sono riservati e discreti) a Settembre Musica, nato usando come grimaldello per trovare una cifra sensibile per i bilanci della città (la austera giunta comunista di Diego Novelli) in occasione di un evento turistico-religioso: l'ostensione della Sindone.
E ancora la sovrintendenza al Teatro Regio, i Concerti del Lingotto, l'Istituto Musicale Città di Rivoli (un comune limitrofo dove c'è il più importante Museo d'Arte Contemporanea italiano) e Maison Musique.
MiTo 2009, il miglior festival musicale italiano, per il terzo anno successivo ci propone un programma eccellente e certificato. Surfando agilmente l'onda della globalizzazione non si fa travolgere dalle correnti insidiose dei tagli feroci alla cultura e offre ai nostri sguardi (l'immagine, si sa, arriva prima) nei viali della città le affiche con i volti famigliari e conosciutissimi di Paolo Conte e Beethoven, che si affiancano nella nostra memoria a quelli di Stefano Bollani e Riccardo Muti e degli sconosciuti esotici musicisti che vengono da altri continenti dopo essere passati per le capitali culturali europee che rilasciano il nulla osta culturale: lo Schengen dell'arte include Torino.
MiTo del mito ha la grandezza e la rassicurante prevedibilità; é un catalogo su carta patinata di prodotti griffati. Nel mito disincarnato, non vivente - ma vissuto come tale - non c'è rischio: chi ha rischiato comunque ormai è passato, e chi ha rischiato e sbagliato è scomparso, muto ed invisibile.
C'è chi sa inventare e c'è chi vive delle invenzione degli altri: finché dura.
Un grande musicista dei nostri tempi, troppo trascurato, volto straordinariamente fotogenico anche se sconosciuto (finchè a New York, Londra, Berlino, Parigi, Oslo qualcuno non lo sdoganerà), ha detto: “ ...e che cosa é la civiltà: o uno inventa o muore.” (Morton Feldman, intervista su Musica Realtà n.19 aprile 1986, p.57).
Settembre Musica-Mito ha trent'anni di storia eccellente alle spalle, ha credito e competenze, avrebbe la forza di anticipare, inventare e imporre qualcosa.
Aspettiamo di vedere, illusi come sempre, sui manifesti che tappezzeranno i viali alberati della ex Caput Italiae - nel suo 150mo compleanno - visi ancora sconosciuti; speriamo di ascoltare suoni nuovi. Si tratta di far nascere talvolta, oltre a a diffondere, far vivere e sopravvivere.
Si tratta d'inventare.
Giuseppe Gavazza, 24 luglio 2009
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