di Valeria Del Forno
Il Lambro visto dal "Ponte di Brooklyn", a Scarenna, frazione di Asso
fonte: Wikimedia Commons
L'onda nera di petrolio proveniente dall’ex raffineria di Villasanta dal Lambro si è già riversata nel tratto piacentino del Po e si sta dirigendo verso il Veneto. Nelle prossime ore dovranno essere valutati anche i danni all'ecosistema fluviale che si preannunciano gravi.<>
Un disastro ambientale di grandi proporzioni che solo l’intervento della protezione civile e di altre istituzioni locali ne sta limitando i danni. Difatti, centinaia di migliaia di metri cubi di idrocarburi di diversa natura, soprattutto olio combustibile e gasolio per autotrazione, fuoriescono dallo stabilimento dell’ex raffineria «Lombarda Petroli» di Villasanta nel monzese nella notte tra lunedì e martedì. La puzza di gasolio si avverte in tutta la zona e le forze dell’ordine, allertate da numerose telefonate, risalgono all’origine solo verso le 9 del mattino seguente. Alla Lombarda Petroli sapevano già, a quanto pare, e hanno omesso di dare l’allarme, sottovalutando il disastro.
Le responsabilità sono adesso al vaglio del sostituto procuratore della Repubblica di Monza, Emma Gambardella, che ha aperto un'inchiesta (contro ignoti) per disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Prima di tutto si dovrà scoprire chi ha aperto nella notte i rubinetti delle cisterne contenenti gli idrocarburi. Non è escluso che ci sia un legame col fatto che l’area in questione era sottoposta a un piano urbanistico di bonifica. Si tratta di un progetto di trasformazione sull'area dell'ex raffineria e le zone limitrofe, dove è prevista l'edificazione di case, negozi e di un grande parco: una "riqualificazione" che passa sotto il nome di "Ecocity".
Le responsabilità sono adesso al vaglio del sostituto procuratore della Repubblica di Monza, Emma Gambardella, che ha aperto un'inchiesta (contro ignoti) per disastro ambientale e avvelenamento delle acque. Prima di tutto si dovrà scoprire chi ha aperto nella notte i rubinetti delle cisterne contenenti gli idrocarburi. Non è escluso che ci sia un legame col fatto che l’area in questione era sottoposta a un piano urbanistico di bonifica. Si tratta di un progetto di trasformazione sull'area dell'ex raffineria e le zone limitrofe, dove è prevista l'edificazione di case, negozi e di un grande parco: una "riqualificazione" che passa sotto il nome di "Ecocity".
Le regioni Lombardia ed Emilia-Romagna (hanno annunciato i presidenti Roberto Formigoni e Vasco Errani) dichiarano intanto lo stato di calamità; presto toccherà anche al Veneto guidato da Giancarlo Galan.
PIANO D'INTERVENTO
Per affrontare la situazione, è in corso un’intensa attività di cooperazione che coinvolge le Regioni colpite, le Prefetture e le Province interessate, le Protezioni civili regionali, l´Aipo (Agenzia Interregionale per il Fiume Po), i Vigili del Fuoco e l´Autorità di bacino. Il quantitativo di idrocarburi, fatto defluire dolosamente dalle cisterne dell’ex raffineria, è nei bollettini ufficiali pari a 1.700 metri cubi (1,7 milioni di litri) ma le autorità sussurrano che, secondo le stime più aggiornate, si tratterebbe di tre volte tanto. Si parla di 5 milioni di litri ma potrebbero essere anche 10.
Il piano, che l’unità di crisi ha attuato, è il recupero della maggior parte di questo idrocarburo. I Vigili del Fuoco e il corpo forestale stanno agendo su due fronti: da un lato si cerca di aspirare il petrolio con apposite pompe fornite da società specializzate, dall'altro si montano barriere come dighe per impedire l' avanzamento del petrolio. Superata la fase di emergenza acuta, verrà attivata un´azione di bonifica degli argini del fiume che risultano imbrattati dalla sostanza oleosa.
Fondamentale è stato il “pronto intervento” dei tecnici del depuratore di Monza che hanno convogliato nelle cisterne gran parte della massa oleosa. Il depuratore danneggiato tornerà operativo in 2 o 3 settimane. Le falde acquifere della zona Milano - Monza non corrono rischi, il pericolo riguarda il tratto più a sud del fiume. L'onda nera di petrolio dal Lambro si è, infatti, già riversata nel tratto piacentino del Po e si sta dirigendo verso il Veneto.
FIUME PO A RISCHIO
La patina unta sta scivolando sul Po insieme con 12mila litri di acqua al secondo, una vera e propria lotta contro il tempo per tecnici, uomini della protezione civile e dell’Arpa.
Il piano d’intervento in Emilia Romagna è già in esecuzione e riguarda il posizionamento di barriere su 5 punti del fiume in provincia di Piacenza, con l´ausilio anche dei Vigili del Fuoco, del Genio Pontieri dell´Esercito e dell´Aipo. Ora si sta tentando di bloccare la chiazza alla Centrale idroelettrica dell' Enel di Isola Serafini (Piacenza) tramite barriere rigide. Queste barriere hanno il compito di convogliare il materiale oleoso in aree dove poi verrà aspirato da "oil skimmers", strumentazioni che, abbinate ad auto spurghi già messi a disposizione tramite Enia, provvederanno a estrarre la massa oleosa intercettata dalle barriere. Questa verrà poi inviata negli appositi siti di stoccaggio provvisorio.
I comuni interessati dal passaggio dell’onda nera hanno emesso ordinanze di divieto di utilizzo delle acque contaminate e del pescato. Tuttavia, secondo le valutazioni della Protezione civile, non ci sono pericoli imminenti per le persone.
La Protezione civile è in contatto anche con le Capitanerie di porto poiché si prevede che nel giro di 4 giorni circa la parte non intercettata di olio combustibile arrivi in mare, interessando le coste sud del Po. Anche in quel caso si provvederà ad azione di bonifica di eventuali quantità di idrocarburi presenti. La Protezione civile proseguirà nelle azioni di emergenza almeno per i prossimi 5 giorni, tempo stimato per il deflusso del combustibile.
DANNI ALL'ECOSISTEMA FLUVIALE
I danni al momento sono incalcolabili. Più di diecimila tonnellate di nafta e oli combustibili, fuoriusciti dalla vecchia raffineria, mettono in grave pericolo il fragile ecosistema del Delta del Po, a ridosso del delicato periodo della nidificazione di molte specie di volatili.
Il Wwf riferisce che è stata colpita anche l’Oasi di Montorfano (Como). Le prime specie a essere direttamente colpite sono state quelle acquatiche: pesci, anatre selvatiche, le colonie di aironi.
Purtroppo, spiegano gli esperti, i danni si ripercuoteranno su tutta la catena alimentare per molti anni, e si registreranno gravissime conseguenze per il settore agricolo che gravita intorno al sistema fluviale. Ci saranno, infatti, anche problemi legati ai campi, considerando che parte dell’acqua del Lambro viene anche utilizzata per innaffiarli. Si spera anche nel bel tempo: se dovesse piovere, l’acqua andrebbe a fuoriuscire e a inondare altri campi e altri terreni e questi diventerebbero per anni inutilizzabili. Gli oli saranno smaltiti in centri di smaltimento rifiuti autorizzati e sicuri della regione Lombardia, ma anche del Piemonte e della Liguria.
La gravità dell’ episodio mette in pericolo un intero ecosistema di interesse agricolo, naturalistico ed ambientale che arriva fino al fiume Po e altera gli equilibri ambientali e idrografici dell'area padana, dove - sostiene la Coldiretti - si coltiva ed alleva un terzo del Made in Italy alimentare. Certo è, dunque, che l'episodio dimostra la necessità di cambiare l'approccio al rischio ambientale in un'area in cui sono presenti insediamenti caratterizzati da un elevato indice di impatto ambientale.
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