di Gordiano Lupi
Cuba, Irán, Siria, Russia e Cina sono nell’elenco dei dieci paesi che praticano un’aspra forma di controllo su Internet. Secondo un comunicato del Comitato per la Protezione dei Giornalisti, diffuso a New York, che denuncia l’uso di “nuove e sofisticate” tecniche di censura cibernetica per limitare la libertà di stampa. Nella lista di chi ostacola l’uso di Internet come strumento di informazione troviamo anche Bielorussia, Etiopia, Birmania, Tunisia ed Egitto, paesi dove in alcuni casi sono cambiati i governi ma i successori non hanno modificato i metodi repressivi del passato. Il Comitato afferma che “in occasione della Giornata Mondiale della Libertà di Stampa (4 maggio) deve essere messo in evidenza che i meccanismi tradizionali di repressione si sono evoluti verso una penetrante censura digitale, per oscurare il flusso informativo tramite Internet”.
Il Comitato per la Protezione dei Giornalisti cita le tattiche usate per censurare opinioni e informazioni su Internet, che vanno dall’esproprio dei personal computer dei giornalisti (Cina), fino alla proibizione tecnologica per evitare di aggirare la censura (Iran), passando per il controllo totale della rete (Etiopia) e gli attacchi cibernetici sincronizzati (Bielorussia).
Danny O’Brien firma il comunicato affermando che “i paesi prima menzionati e molti altri regimi repressivi usano tecniche per mettere a tacere il lavoro dei giornalisti che cercano di andare oltre la censura nella rete delle reti”. Il Comitato stigmatizza il blocco dell’accesso a certi portali informativi (Iran), l’attacco con virus informatici (Cina) e la “censura di precisione”, consistente nell’attaccare siti web solo in determinate occasioni (Bielorussia). Il Comitato denuncia pratiche come negare l’accesso a Internet alla popolazione (Cuba), monopolizzare Internet (Etiopia), attaccare web amministrati dall’esilio (Birmania), arrestare blogger (Siria), perseguitare giornalisti digitali (Russia), censurare posta elettronica e reti sociali (durante le proteste in Tunisia) e interrompere il servizio (durante la rivolta egiziana).
Per quel che riguarda Cuba il problema è che solo una piccola parte della popolazione possiede Internet in casa e ha il permesso di usarlo, mentre la maggior parte dei cittadini può navigare solo in luoghi controllati dal governo. La censura su web comporta: identificazione personale degli utilizzatori, intenso controllo e impossibilità di accedere a siti che non provengano da Cuba. Inoltre, importanti blogger indipendenti sono stati calunniati dalla televisione, mezzo informativo non pluralista, ma completamente nelle mani dello Stato. A Cuba la stampa indipendente è messa in condizioni di operare con difficoltà, l’accesso dei cittadini all’informazione imparziale è molto limitato, mentre il dissenso nei confronti del governo è punito con il carcere e la tortura.
Nella foto: Yoani Sanchez con il marito Reinaldo Escobar
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