Gli accompagnatori musicali de “L’eco del silenzio”


di Vincenzo Jacovino

E’ accaduto spesso, troppo spesso, che frequentando gli atelier di artisti la musica mi avvolgesse lentamente e mi lasciavo trascinare dalle sue onde mentre si seguiva, in religioso silenzio, il loro operoso lavoro creativo. E si constatava come pennelli e colori seguissero anche loro sulla tela gli andamenti variabili dei suoni che si effondevano nell’ambiente. Ho iniziato, così, ad amare e a memorizzare le grandi sinfonie (Bach, Brahms, Beethoven e, che dire, dei notturni e preludi di Chopin e tanti altri ancora) ascoltate in compagnia degli stessi artisti e delle loro opere.
Accade di frequente che il binomio, musica e pittura, risulti, per buona parte di costoro, se non inscindibile però necessario per mutuare o effettuare il trasfert dalla prima quanto vi sia di essenziale da esprimere attraverso la forza espressiva della seconda in quanto a percezione, evocazione ed emozioni. Non sono mancati artisti che mi hanno avvicinato e fatto amare anche l’opera lirica (Mozart, Verdi, Wagner, Puccini ed altri) tanto da risultare, oramai, una consuetudine e a ogni loro opera è stato, quasi sempre, possibile intuire quale sia stato il relativo compagno musicale capace di suscitare tali emozioni cromatiche.
Non conosciamo l’atelier di Mario De Poli ma sfogliando il bel volume d’arte: L’eco del silenzio, opera particolare ove musica e pittura bene si coniugano, si ha la percezione di essere immerso nell’ambiente ove ha operato l’artista e di averlo seguito, passo dopo passo, nella felice realizzazione di ogni singola tavola al seguito del relativo accompagnatore musicale. In questo volume Mario De Poli raccoglie tutte le opere realizzate (olio su tela o su compensato telato) sulla Valle dei “Mòcheni” ed è immediato riconoscere il modulatore musicale artefice delle altrettante singolari modulazioni cromatiche di ciascuna tavola
L’oggettiva peculiarità, quindi, che ha attirato la nostra attenzione e, credo di chiunque sfogli il volume, è si, “la resa pittorica” come anche “i toni generali nei quali si fissano le diverse condizioni della luce e della natura” o “gli accenti cromatici più sottili, che svariano dai toni delicati ai timbri forti attraverso una estesissima gamma di tonalità intermedie”, ma soprattutto sono i lacerti dei diversi brani musicali che accompagnano le singole tavole. Ogni tavola riporta un frammento musicale in funzione del suo cromatismo.
E’ possibile, allora, che risuoni nell’ambiente la sinfonia n° 5 Adagietto di Mahler mentre si guarda attentamente un paesaggio montano innevato che riverbera le varie tonalità cromatiche dei bianchi nevosi oltre ai grigi o la IV sinfonia – 4° movimento di Beethoven che rallegra l’animo con le progressive accensioni di gialli, verdi, rosa e un rifugio per inglobare interiormente la quiete della montagna e relativa valle. Naturalmente la seduzione delle realtà pittoriche dei singoli quadri è un mixer combinato di evocazione emotiva in immagini e situazioni concrete ove, però, è forte il senso o il sentimento della solitudine.
L’impegno per la realizzazione delle singole opere è stato “di lunghissima durata” e ha richiesto un’articolazione “per momenti e tempi differenziati – giorni, mesi, stagioni, ore diverse – con il preciso obiettivo di cogliere il soggetto nella più ampia sfaccettatura dei suoi aspetti più peculiari, anche stagionali”.
Chiunque si avventurerà, anche il più sprovveduto dei cultori d’arte, a sfogliare questo bel volume sarà comunque condotto con mano leggera nel cromatismo musicale ora di Ravel poi di Strauss e ancora con “printemps” di Debussy o con l’ouverture “I maestri cantori” di Wagner e di tantissimi altri grandi e indiscussi compositori e tutti i brani musicali sostanziano di sé figure e cose come a mutuare i rumori del mondo che è intorno o quello che è dentro l’artista.

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