di Giuseppe Siano
In copertina: Gossip! di Dario Panzeri
CAPITOLO II
L’evoluzione
sistemica
del pensiero è emersa con maggior forza col modello
biologico-naturale. Essa è stata promossa dalla scoperta di
strumenti che hanno permesso di percepire mondi che prima non
vedevamo con i nostri occhi. Da allora ci siamo dotati di dispositivi
per osservare i fenomeni del mondo fisico e biologico negli ambienti
sempre più piccoli della materia.
Alcuni
nuovi dispositivi di osservazione radioscopica, oggi, permettono di
trarre delle imaging
e scoprire delle funzioni più precise sulle facoltà umane e sul
funzionamento della mente e del cervello connessi all’intero
organismo. Quest’ultimo fattore, anch’esso non trascurabile
insieme a tutti gli altri, sta modificando anche i modelli attraverso
cui l’uomo si pensa che percepisca, conosca e apprenda.
Si
è generata, quindi, una generale tendenza al cambiamento, che ha
evidenziato l’opportunità di un nuovo sistema di regole
individuali e sociali con cui riorganizzare l’interiore (o la
struttura del singolo e il processo cognitivo che si produce in lui
con la relazione percezione-pensiero di un sistema) e l’esteriore
(l’organizzazione sociale) della specie umana.
Tra
le tante nuove strutture del conoscere, intorno alle quali si stanno
ricostruendo i rapporti economici, culturali e le relazioni sociali
di un individuo, va menzionata l’introduzione della cultura
della complessità.
Si dice che sia stato proprio questo nuovo modello di analisi della
conoscenza che ha introdotto anche un nuovo metodo di scelta
dell’azione e ha permesso anche di riconoscere l’esistenza di
un’altra formalizzazione delle relazioni tra gli uomini.
Ammettere
che ogni azione s’innesta in un sistema di relazioni è
fondamentale; in quanto, permette di risalire alle cause che hanno
prodotto il nuovo sistema di riconoscimento degli scambi di messaggi
e di rapporti “naturali”, culturali ed economico-finanziari tra
gli uomini.
Il
nuovo metodo
di rilevamento consente, attraverso dei dispositivi esterni al corpo,
di tradurre qualsiasi stimolo
sensoriale in una struttura d’informazioni,
che determina una configurazione
di uno o più ambienti relazionali.
L’informazione,
è risaputo, è innanzitutto un’onda-corpuscolo,
la quale si trasmette con un conduttore di calore, con la materia
considerata come un aggregato di radiazioni, o con l’elettricità.
Saper valutare i segnali provenienti dall’azione energetica, prima
che non siano descritti con le parole, fa evocare la percezione dalla
captazione “intuitiva”, ma per l’organizzazione sistemica
questo riconoscimento è determinato solo dalla conoscenza presente
nelle logiche dei sistemi di relazione. Il passaggio ulteriore, poi,
è regolato dalla risaputa formalizzazione del riconoscimento
linguistico umano; questo, però, emerge oggi con minor forza; in
quanto se ne coglie l’inadeguatezza e la lentezza, perché l’uomo
coevo deve descrivere con concetti una configurazione probabile di un
sistema relativo e per giunta in evoluzione.
La
cultura base dell’uomo ancora adesso ha radici in una concezione
del mondo di tipo aristotelico o rinascimentale; legata, quindi, a
visioni del mondo
fisico
oggi completamente superate; nel senso che queste “rappresentazioni”
riconducono ad un sistema logico deterministico e propongono una
serie di principî di causa ed effetto tipicamente lineare.
Quello
che noi stiamo qui ipotizzando, invece, è una società che abbia le
proprie fondamenta in un sistema
complesso;
per cui, si pensa che ogni “azione (o causa) non innesca nel
sistema
da noi configurato un’automatica e pronta “reazione” (o
effetto) opposta e di entità direttamente proporzionale alla causa
che l’ha generata. Un’azione fondata sulla causa e sull’effetto
lineare determina una cultura che crea dei modelli di dimensioni
modeste, chiusi e che coinvolgono aspetti di piccola entità,
rispetto ai valori imperturbati delle variabili del sistema e dei
flussi di energia fissa. Seguendo queste procedure si produce una
rappresentazione della società frazionata in unità, in modo che le
dottrine possono trovare una giustificazione senza dover ricorrere a
una più attuale visione
complessa
del mondo. La crisi, però, è sorta proprio da questa immagine
sociale di “isole” scarsamente comunicanti, perché chiuse
all’intero sistema
complesso,
come l’individuo isolato o una famiglia che ruota intorno a un
nucleo senza apertura all’esterno.
Si
è osservato che nel mondo della complessità ci sono tre aspetti che
vanno tenuto in debito conto perché inficiano la validità di
qualsiasi soluzione approssimata: (a) a qualsiasi sistema biologico
vivente o a qualsiasi struttura programmata al silicio secondo le
regole della logica fuzzy,
— che, cioè, determinano relazioni secondo organizzazioni
complesse, — non è applicabile il principio della ricerca della
semplicità (o semplificazione); (b) tutte le azioni umane, degli
animali e delle macchine (queste almeno a logica fuzzy)
non possono essere considerate delle minime perturbazioni del
sistema; (c) dal momento che ogni uomo, come struttura, è
fisicamente interconnesso all’energia del proprio organismo
formando un insieme con quella degli altri che insistono in uno
stesso ambiente vitale, le interazione tra l’uomo ed il sistema non
si possono ridurre a scambio tra materia ed energia, ma
principalmente si tratta non solo di scambio materia-energia
interconnessi ma anche di confronto di modelli, attraverso le
tipologie sistemiche di organizzazione — per cui le energie,
l’elettricità, il calore come le radiazioni delle onde-corpuscoli
vanno considerate come strutture d’informazioni,
intese qui nelle forme più evolute e complesse.
Se
escludessimo la presenza dell’uomo dallo studio del comportamento
dei sistemi,
dovremmo convenire, comunque, che nella vita analizzata nel nostro
universo, secondo le concezioni contemporanee, l’uomo assiste a
fenomeni ben diversi dagli altri uomini vissuti una cinquantina di
anni fa.
Tra
questi fenomeni, che si osservano accadere nei micro sistemi
biologici e nei nano sistemi fisici — e che noi possiamo rilevare
anche nei macrosistemi umani —, si possono ricordare i seguenti
casi innovativi: (1) autopoiesi:
possibilità per il sistema di evolversi in modo autonomo; nel senso
che il sistema è autoreferenziale, per cui segue, anche in assenza
di azioni esterne, una propria evoluzione dettata dalla propria
organizzazione interna; (2) resilenza:
quando il sistema si oppone reagendo alle azioni esterne, che in
qualche modo modificano momentaneamente la sua evoluzione; nel senso
che il sistema può deviare per un certo tempo “dalla curva di
tendenza”, e, poi, riposizionarsi sulla sua evoluzione riprendendo
quella linea come se nulla
fosse accaduto (si noti che qui “nulla”
sta anche per “dopo aver partecipato ad guerra mondiale”); alcuni
autori definiscono questa situazione “iperstaticità”; (3)
catastrofi:
il sistema nella sua evoluzione spazio-temporale in un ambiente
potrebbe incontrare delle condizioni di instabilità che ne potrebbe
provocare o il collasso o il passaggio a una nuova riorganizzazione,
con diverse condizioni di equilibrio sia morfologico e sia
strutturale; (4) biforcazione:
quando il sistema potrebbe evolversi a partire da due condizioni
vicine che nonostante possano apparire identiche proprio per la
aleatorietà, le fluttuazioni e l’indeterminazione dei modelli
possono organizzarsi in modo sostanzialmente diversi: l’uno
assumendo uno stato instabile e l’altra in uno stato instabile; (5)
sinergismo:
quando il sistema all’interno di se stesso libera una energia
latente che al suo interno è presente, e che scaturisce dalla
provocazione di una perturbazione (nel campo fisico è catalogato
come sinergismo il fenomeno del raggio laser); (6) reazione
a catena:
quando il sistema amplifica la propagazione della propria
perturbazione, perché ogni azione elementare locale genera una
reazione superiore alla causa che l’ha prodotta (nel campo fisico è
registrato come reazione a catena la reazione nucleare).
Molti
di questi fenomeni nuovi trascendono la visione intuitiva del mondo
lineare. Quando uno di quei fenomeni si verifica, si elude o si
stravolge la rappresentazione lineare che abbiamo della vita. Non
basta essere un uomo da una cultura elevata, se non si è formato
alla moderna evoluzione del system
thinking
(pensiero sistemico), inteso come percezione
di
una
configurazione logica della realtà.
I
modelli
di questo pensiero, in effetti, sono da considerarsi solo una
configurazione. Essi seguono una logica approssimata dei fenomeni, o
del “sistema reale”, le cui relazioni e i cui sviluppi si
evincono dalla posizione occupata dall’osservatore nell’ambiente.
I modelli logici, in effetti, permettono di ripercorrere il
procedimento di formazione delle relazioni partendo dalle direzioni
energetiche che emergono insieme ai modelli in un contesto (o
ambiente relazionale). Approfondendo l’analisi dei modelli potranno
emergere aspetti insoliti e diversi, che ne dischiudono la natura a
nuovi problemi o a nuovi modelli; ma potranno indicare anche
soluzioni completamente nuove, con l’adozione, ad esempio, delle
astuzie logiche, introdotte col pensiero
laterale
da Walter De Bono.
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