di Gordiano Lupi
La saudade non è tipica dei portoghesi e dei
brasiliani, anche se il termine l’hanno inventato loro, forse anche i liguri e
gli olandesi soffrono di una malattia che conosco per averla provata ogni volta
che mi sono trovato lontano dal mio scoglio affacciato sull’Elba. Persino
Napoleone soffriva di saudade,
recluso nell’esilio dorato di Portoferraio, ma forse la sua era soltanto saudade del potere, non della Francia. Marino
Magliani è uno scrittore ligure giramondo, traduce autori spagnoli e
latinoamericani, ha vissuto in Argentina, lavora in Olanda, nel quartiere di Zeewijk
che si affaccia sul Mar del Nord. Alcuni anni fa ha dedicato un libro ad
Amsterdam, e adesso ne ha scritto uno per il luogo dove è solito abbandonarsi
ai lunghi silenzi invernali e a meditare per scrivere. Conosco Marino da anni, grazie
alla Fiera del Libro di Imperia, luogo d’incontro di culture, dove lo vedo passeggiare
con incedere tranquillo da vecchio ligure, ultimo libro in mano, un amico per scambiare
ricordi, qualche autore da presentare. E mi fa bene la sua presenza, mi ricorda
che il tempo scorre, lasciandosi indietro
la riga delle candele spente (scusa, Kavafis!), ma che il futuro ci
attende. Nonostante tutto, nonostante gli anni.
Il suo libro
olandese si sviluppa come un compassato dialogo poetico con Piet Van Biert,
sulla trasformazione delle dune nel corso del tempo, sulla costruzione di un
canale, sul tempo che scorre in un luogo che vive “lo smarrimento dell’amputazione”.
Zeewijk è il luogo dove l’autore vive, quartiere costruito sulla sabbia, terra
strappata al mare e alle dune, un luogo che era soltanto vento ed erba, mare e
sassi. Magliani ricorda solo per un istante quando è approdato in Olanda per
fare lo scaricatore di porto, si lascia andare al flusso del tempo malinconicamente,
costruisce un racconto tra le dune, impalpabile come la sabbia, ma profondo
come il mare. Il desiderio dell’autore è soltanto quello di scrivere, finché
sarà possibile, quindi vorrebbe ritornare - a tempo debito - nella terra natia immutabile,
fatta di olivi e scogliere, per osservare lo spettacolo della natura da una finestra.
Nel frattempo vive in un luogo dove tutto cambia e si trasforma, giorno dopo
giorno. Un libro che mette in primo piano la scrittura, l’amore per le parole,
l’ossessione per il grande narratore ligure Francesco Biamonti, ma anche l’incontro
con Anneke, una ragazza olandese, conosciuta traducendo Pablo d’Ors. Lo stile
del libro è lirico, compassato, meditabondo, intenso. Una lettura da
centellinare, capitolo dopo capitolo, come una buona raccolta di poesie, scritte
vagando tra la Liguria e l’Olanda.
Abbiamo
avvicinato Marino Magliani per porre alcune domande.
Perché un libro olandese? (anche se non è il primo...)
Perché ogni tanto si accumulano idee olandesi, e perché raccontare la Lguria col tempo diventa una cosa meccanica, uno rischia di ripetersi, non
di scrivere sempre lo stesso libro, che non sarebbe male, ma ripetersi.
Il luogo dove si lavora, da
emigrante, può diventare un luogo del cuore?
Basta che lo sia per la testa, se lo diventa anche per il cuore è
pericoloso, a volte i luoghi basta che siano compensazioni.
Che cosa può avere in comune un
porto olandese con gli olivi liguri e quel lembo di terra stretta tra la
montagna e il mare?
Entrambi i popoli hanno strappato la terra a qualcosa, alle pietre o all’acqua,
questo senso di eterna emergenza e di attesa accomuna i due sensi di vita.
Ultimamente nei giardini olandesi, nelle aiuole, nei parchi, si trovano ceppaie
di olivi, alberelli rachitici, bruciati dal vento e dal salino. Si chiedeva la
stessa cosa Edmondo De Amicis, il primo vero narratore che - tra l’altro nato
nella mia città ligure - ha racconto l’Olanda. Manca la verticalità, le
montagne, per avere qualcosa in comune, anche se il vento di per sé è la vera
montagna olandese.
In Olanda senti nostalgia della tua
Liguria? E viceversa?
Quando è un po’ che sono in un posto o nell’altro, allora sì, una o l’altra
mi mancano. Di solito mi manca l’Olanda quando ad agosto sono in Liguria e
sogno la pace delle dune olandesi. I luoghi dove potere parlare da solo.
La tua narrativa è condizionata da questa natura da
emigrante?
Certo, è la narrativa dell’esule, del personaggio o dell’io narrante che
non sa mai se sia il caso di integrarsi e accettare il solco o alimentarlo e
vivere in quella specie di nostalgia del nostos.
Marino Magliani
Soggiorno a Zeewijk
Amos Edizioni – Pag. 175 – Euro 14
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