Fecondazione, ennesimo rinvio della Legge 40 alla Consulta

di Valeria Del Forno

Ancora un rinvio alla Corte costituzionale per cambiare parte della legge 40 sulla fecondazione assistita che vieta la fecondazione eterologa, quella cioè che utilizza seme o ovuli che arrivano da donatori esterni alla coppia.
Ennesima sentenza intervenuta per cambiare la norma della legge sulla fecondazione artificiale (legge 40) approvata nel 2004 con la quale si vieta alle coppie sterili di accedere alla fecondazione eterologa, con ovuli o seme donati da persone esterne alla coppia. Questa volta è il tribunale di Catania che ha sollevato la questione e ha inviato la legge all'esame della Corte costituzionale. Un fatto che avviene in Italia per la seconda volta in pochi giorni, dopo che il tribunale di Firenze, due settimane fa, ha rinviato la legge 40 alla Consulta con analoghe argomentazioni.

Il ricorso catanese riguarda una coppia dove ad avere problemi di fertilità è la donna, rimasta sterile a causa di una menopausa precoce arrivata all’età di 36 anni. La fecondazione eterologa, vietata dalla legge italiana, rappresenta per loro l’unica speranza di avere un bambino. Il ricorso è stato impostato non solo rispetto alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che aveva condannato la legge austriaca, simile a quella italiana, ma soprattutto riguardo ai principi costituzionali italiani. Il tribunale di Catania ha sollevato la questione di legittimità costituzionale del divieto assoluto di fecondazione eterologa rispetto al principio di eguaglianza, diritto alla salute e conformità delle norme italiane a quelle europee. Ma non è un caso isolato. Ci sono altri ricorsi in Italia contro l’eterologa che aspettano di essere esaminati dai giudici civili.

MODIFICA DELLA LEGGE 40. QUALI VANTAGGI - SVANTAGGI? Rimane però alto il rischio di una deregulation. Ci sono sì vantaggi, ma non bisogna trascurarne gli svantaggi. Tra i vantaggi c’è quello di far risparmiare migliaia di euro alle coppie che ora sono costrette ad andare all’estero per far nascere un bimbo con l’eterologa, permettendo loro di effettuare le cure in Italia senza fare i pendolari della procreazione. Solo in Europa, sono difatti circa 30mila le coppie coinvolte ogni anno in questo turismo della provetta. Un terzo, il 32% circa, è rappresentato da italiani che, dopo l'approvazione della legge 40 nel 2004, cercano così di aggirare, nel 40% dei casi, le limitazioni imposte dalla stessa, come quella del divieto di fecondazione eterologa. La destinazione privilegiata del cosiddetto turismo riproduttivo è la Spagna, poiché adotta una legge che consente la fecondazione assistita per le donne single, l'ovodonazione, l'embrio-donazione nonché l'anonimato dei donatori. Le altre destinazioni sono Svizzera, Belgio, Slovenia, Repubblica Ceca e Danimarca. Un altro vantaggio potrebbe essere quello di «offrire un degno destino agli ovuli orfani che attendono di essere utilizzati», spiega il biologo molecolare Francesco Fiorentino.

Poi ci sono gli svantaggi. «Prima della legge c’era davvero il far west – ammette Fiorentino – Anche una donna molto avanti con gli anni poteva permettersi di avere un figlio. E si lasciava spazio al fenomeno delle nonne-mamme». Esistevano anche le donazioni mascherate e c’era una vera e propria caccia al donatore ideale per garantire di avere un figlio bello e sano.

La legge 40 ha bloccato tali distorsioni ma in futuro potrebbe cambiare qualcosa e, con le opportune restrizioni, sembra davvero che i tempi siano maturi per stravolgerne l’impianto. Ciò è dimostrato anche dalla sensibilità europea sviluppatasi attorno a questo problema con il recente Nobel dato a Stoccolma allo scienziato britannico Robert Edwards che nel 1968 mise a punto la tecnica Fivet che da allora ha permesso la nascita di 4 milioni di bambini per coppie con problemi di fertilità. Un premio che riconosce come questa medicina raccolga in realtà istanze e aspirazioni profondamente umane.

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