La spoon river del lavoro


di Vincenzo Jacovino

Quale lettore di lungo, lunghissimo corso e delle più disparate discipline ci si è spesso imbattuti nella massima “la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni” e accadeva che non sempre si riusciva a dare una corretta interpretazione anche perché l’inferno, normalmente, non prospetta mai un’unica ed esclusiva via da percorrere ma, invero, più di una. Che i gestori, pro-tempore, della cosa pubblica abbiano a cuore la sorte dei giovani conforta ma sono le loro buone intenzioni e le relative azioni per realizzarle che non confortano, né rischiarano gli orizzonti, anzi si rabbuiano ancor più. Il nero è sempre più nero.
Come si fa a

  sviare dalla morte, dalla noia, a una speranza,
dal dolore incatenato alla mente:

se ormai all'orizzonte si profila sempre con maggior evidenza la spoon river del lavoro? Come si fa a sopravvivere

a un giorno ancora silenzioso e già distrutto
dalla notte che verrà nel suo asse? (S. Quasimodo)

Erano queste le domande, le angosce e i dubbi  che assillavano la mente e il vivere quotidiano del singolo cittadino come dell’intera comunità, un anno fa. E’ cambiato qualcosa dopo oltre un anno?  La risposta è nell'analisi della reale condizione dello stato dell'arte, quindi: No.
La spoon river del lavoro si è estesa a dismisura tant'è che un'inenarrabile noia è, ormai, compagna inseparabile oltre, naturalmente, alla rassegnazione che attanaglia i padri e al senso o sentimento di inutilità e di rabbia che sempre più si diffonde nei giovani coscienziosi e con tanta voglia di operare e mettersi in gioco.
Muoiono, invece, loro e con loro

muore ignominiosamente la repubblica
ignominiosamente la spiano
i suoi molti bastardi nei suoi ultimi tormenti.    (M. Luzi)

Si è definito con i termini: noia, rassegnazione e sentimento di inutilità lo stato esistenziale quotidiano dei cittadini ma, francamente, questi termini sembrano o.meglio, sono eufemici. Il respiro vira, purtroppo, verso l'agonizzazione e l'aria è da tempo pesante, mefitica.
  I gestori, pro-tempore della cosa pubblica, continuano come gazze a ciarlare, ciarlare tutto il giorno senza nulla concludere  di concreto alimentando, anzi, ancor più la rabbia che sta sedimentando nei giovani e non solo. Poiché il lavoro è l'asse portante della società “intorno a cui si regge tutta la dinamica esistenziale della persona e della famiglia”, (J. Navarro-Valls) senza di esso non c'è persona, giovane o meno giovane, che possa vivere, realizzarsi e contribuire al bene comune. Il lavoro è, oltretutto, la vera leva su cui si regge la dignità della persona, senza quest'ultima la società perde la sua specifica identità socio-comunitaria. Persino la libertà personale finisce col dipendere dal lavoro.
Nella nostra attuale società, purtroppo giorno dopo giorno, vengono meno, sempre più, pezzi di dignità e, perché no, anche di libertà..
I giovani, ormai, non vedono che

foschia appesa, tutt'intorno null'altro
che silenzio soffocato, da piccole lesioni
nel cuore che nascosto non prega, perché

ciascuno di loro sa, e non da oggi ma da lungo tempo, che

foschia o bruma o
nuvolo, le linee dell'avvenire non vanno
  oltre questa linea.                                   (A. Rosselli)

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